Facciamo una cosa chiara: “Clair Obscur: Expedition 33” non è solo un omaggio ai grandi del passato. È un JRPG con idee chiare, meccaniche affilate e un mondo narrativo che ti spinge a restare lì, pad alla mano, fino ai titoli di coda. E no, non è nostalgia spinta. È roba buona, davvero.
Il mondo sta morendo. Letteralmente.
Ogni anno, in Clair Obscur, un’entità chiamata La Pittrice segna un numero su una torre. È il numero dell’età a cui morirai, dissolto nel nulla. Non è poesia dark: è la tua scadenza.
E tu? Sei a capo dell’ennesima spedizione che tenta di fermarla. Un viaggio che nessuno ha mai completato. Hai ancora voglia di salvare il mondo?
La premessa è cupa, sì, ma dannatamente affascinante. La sensazione di urgenza, la paura della fine, la voglia di lasciare qualcosa “per chi verrà dopo”. Lo senti addosso in ogni dialogo, in ogni passo.
Un combat system che spara a pallettoni
A prima vista sembra il solito turno-contro-turno, con vibe da Persona e Final Fantasy IX. Ma bastano pochi scontri per capire che no, qui c’è fame di innovazione.
Hai parry perfetti, attacchi potenziati con input in tempo reale, timing da rispettare e un sistema che premia la concentrazione. Fai il figo e ti distrai? Vieni asfaltato.
Ogni personaggio ha le sue meccaniche uniche, risorse da gestire e una sinergia che, se studiata bene, ti fa volare. Ah, e poi ci sono i Picto, “artefatti” che sbloccano perk da impilare stile deckbuilding. Sì, puoi anche “rompere il gioco” se studi bene la build. E noi lo sappiamo: ci piace.
Ma è difficile?
All’inizio no. Ti senti quasi OP, spazzi via tutto. Poi il gioco alza la voce: pattern più tosti, status infami, nemici con scudi da smontare e un combat che diventa sempre più tecnico.
Serve lucidità, intuito e la voglia di rischiare. Ma è giusto così. Non c’è frustrazione, solo la soddisfazione di imparare. E quando parte il counter slow-mo dopo una parata perfetta… sì, ci siamo capiti.
Storia e personaggi: emozione vera, senza vergogna
Il tema? Morti annunciate, eredità, lutto. E no, non è un wall of text stile Visual Novel. La narrazione è intensa, ma snella. Niente riempitivi. Dialoghi scritti bene, recitati meglio. E momenti in cui la pelle d’oca ti prende sul serio.
Certo, la trama ha qualche scivolone qua e là, specie verso la fine. Ma è roba che non rovina l’esperienza. Ti resta in testa. Ti costringe a pensare. E te lo dici da solo: “ok, qui c’è qualcosa di più”.
Una Francia gotica, teatrale, viva
Parliamo di stile. Il gioco è francese e non lo nasconde. Musica, estetica Belle Époque, architetture da quadro impressionista e citazioni che mescolano teatro, pittura e danza. Un tocco che rende Expedition 33 diverso da tutto il resto.
L’overworld? Old school, ma con stile. Ci sono luoghi segreti, missioni opzionali, mini giochi assurdi e dungeon belli dritti, ma pieni di dettagli. Peccato per la mancanza di una mappa più chiara — ti capita di perderti, ma quasi con piacere.
Colonna sonora: una bomba
Ogni RPG che si rispetti ha una OST che ti entra in testa. Qui ci siamo: battaglie con tracce cariche, momenti emotivi con melodie struggenti, e un sacco di variazioni che danno identità a ogni area.
C’è così tanta roba che alcuni brani non riescono nemmeno a brillare come meriterebbero, ma il risultato è comunque top-tier. E quando un pezzo ti prende, ti rimane addosso.
Conclusione? Expedition 33 è già tra i grandi
Certe cose le senti subito. Expedition 33 prende l’eredità dei grandi JRPG e la fa sua. Non copia, rielabora. Non impressiona per la quantità, ma per come fa le cose. Il combat è ispirato, la narrativa tocca corde profonde, e l’atmosfera… è di quelle che non si dimenticano.
Ti piacciono i giochi a turni con un twist moderno, una storia che non ha paura di farti male e un combat system che ti tiene acceso? Allora non hai scuse. Questo gioco fa per te.
L’hai già provato? Ti ha emozionato quanto noi o ti aspettavi qualcosa di diverso? Diccelo nei commenti. E per altri contenuti che spaccano, ci trovi su Instagram: @gamecast_it.