Le console portatili hanno trasformato l’esperienza di gioco, rendendo i videogiochi un passatempo accessibile ovunque e in qualsiasi momento. Prima del loro avvento, i videogiochi erano limitati alle console fisse, che richiedevano una televisione e una connessione stabile per funzionare. Le console portatili hanno cambiato tutto, introducendo la possibilità di giocare in movimento, trasformando il modo in cui le persone si rapportano ai videogiochi.
La nascita delle console portatili risale agli anni ’80, quando le prime versioni erano ancora limitate dal punto di vista tecnologico. Tuttavia, con l’avvento di dispositivi come il Game Boy e il Game Gear, il concetto di gioco portatile divenne non solo popolare, ma un fenomeno globale. Le console portatili non solo offrivano un’esperienza simile a quella delle console domestiche, ma in alcuni casi introducevano nuovi modi di giocare che erano unici per il formato portatile.
Un altro aspetto importante delle console portatili è stata la loro capacità di evolversi nel tempo. Dalle grafiche in bianco e nero del Game Boy, alle capacità multimediali avanzate della PSP di Sony, l’evoluzione di queste console ha costantemente spinto i limiti della tecnologia, migliorando l’esperienza di gioco con grafica, audio, e interfacce sempre più sofisticate.
Ogni generazione di console portatili ha lasciato un segno distintivo. Nintendo ha dominato per gran parte del tempo, ma altre aziende come Sega, Atari, e Sony hanno introdotto innovazioni che hanno influenzato l’intera industria dei videogiochi. In questo articolo, ripercorriamo l’evoluzione delle console portatili, dal leggendario Game Boy fino alla rivoluzionaria PSP, esplorando le sfide, i successi e i fallimenti di ogni generazione.
Game Boy: l’inizio di un’era
Il Game Boy, lanciato da Nintendo nel 1989, fu una vera e propria rivoluzione nel mondo delle console portatili. Ideato da Gunpei Yokoi, già creatore del popolare Game & Watch, il Game Boy rappresentava una soluzione portatile e accessibile per un mercato che stava crescendo rapidamente. Con un design compatto, un’interfaccia semplice e un prezzo relativamente basso, il Game Boy attirò una vasta gamma di giocatori, dai bambini agli adulti.
Una delle chiavi del successo del Game Boy fu il bilanciamento tra tecnologia e praticità. A differenza di altre console portatili dell’epoca che puntavano su schermi a colori e grafica più avanzata, Nintendo scelse di mantenere uno schermo in bianco e nero (4 tonalità di grigio) che, sebbene meno impressionante, richiedeva molta meno energia. Questo permise alla console di durare fino a 30 ore con solo quattro batterie AA, un vantaggio enorme rispetto ai concorrenti come il Game Gear e l’Atari Lynx, che soffrivano di una durata della batteria molto più limitata.
Il Game Boy fu accompagnato dal gioco Tetris, una scelta strategica di Nintendo che si rivelò vincente. Tetris, con le sue regole semplici e il gameplay avvincente, divenne un successo immediato e contribuì enormemente alla popolarità della console. Mentre altri giochi di lancio come Super Mario Land e Baseball furono ben accolti, Tetris divenne rapidamente sinonimo del Game Boy stesso, attrarre anche giocatori occasionali che magari non avrebbero mai comprato una console per altri titoli.
Un altro fattore chiave del successo del Game Boy fu la sua compatibilità con una vasta gamma di accessori. Nintendo lanciò una serie di periferiche come il Game Boy Camera e la Game Boy Printer, che permettevano agli utenti di scattare foto e stamparle, aprendo nuove possibilità di interazione. Inoltre, grazie al cavo link, due Game Boy potevano essere collegati per giocare in multiplayer, una funzione innovativa per l’epoca. Il cavo link divenne un elemento essenziale per il successo della serie Pokémon, lanciata nel 1996, che sfruttava questa funzionalità per lo scambio di Pokémon tra giocatori, trasformando il multiplayer in un’esperienza sociale.
Nonostante la sua semplicità tecnologica rispetto ai concorrenti, il Game Boy vendette oltre 118 milioni di unità (includendo il Game Boy Color), dimostrando che non erano solo le specifiche tecniche a determinare il successo di una console. La vasta libreria di giochi, che includeva classici come The Legend of Zelda: Link’s Awakening, Metroid II: Return of Samus e Pokémon Red/Blue, fu un altro fattore cruciale che mantenne il Game Boy rilevante per oltre un decennio.
Game Gear e Atari Lynx: la sfida al dominio di Nintendo
Dopo il clamoroso successo del Game Boy, altre aziende tentarono di entrare nel fiorente mercato delle console portatili. Tra queste, Sega e Atari furono le più ambiziose, cercando di sfidare direttamente Nintendo con console tecnologicamente più avanzate. Sebbene entrambe le console, Game Gear e Atari Lynx, offrissero caratteristiche superiori in alcuni ambiti, nessuna delle due riuscì a scalfire significativamente il dominio del Game Boy.
Game Gear: la risposta di Sega
Il Game Gear fu lanciato da Sega nel 1990 come un’alternativa più potente al Game Boy. La principale caratteristica del Game Gear era il suo schermo a colori retroilluminato, un vero e proprio salto tecnologico rispetto al display in bianco e nero del Game Boy. Inoltre, la console vantava un design ergonomico e la possibilità di giocare in modalità orizzontale, un aspetto che la faceva sembrare più moderna e simile alle console casalinghe di quel periodo.
Tuttavia, queste innovazioni tecnologiche ebbero un costo significativo: la durata della batteria era uno dei principali difetti del Game Gear. Mentre il Game Boy poteva durare fino a 30 ore con quattro batterie AA, il Game Gear consumava sei batterie AA in poche ore di gioco, rendendolo meno pratico per l’utilizzo fuori casa. Questo problema ridusse notevolmente l’appeal della console per i giocatori che cercavano un’esperienza portatile a lunga durata.
Nonostante questi svantaggi, il Game Gear presentava alcuni titoli di successo. Il gioco Sonic the Hedgehog fu una delle esclusive di punta per la console, e il brand di Sega con Sonic come mascotte contribuì a creare un’identità forte per il Game Gear. Altri giochi come Shinobi e Columns trovarono un pubblico affezionato, ma la libreria di titoli era meno ricca rispetto a quella del Game Boy, limitando l’appeal della console.
Un altro aspetto interessante del Game Gear era la TV Tuner, un accessorio che permetteva di trasformare la console in un piccolo televisore portatile, una funzione innovativa e affascinante per l’epoca. Sebbene fosse un’aggiunta intrigante, non ebbe un impatto significativo sulle vendite globali della console.
In termini di marketing, Sega cercò di posizionare il Game Gear come una console superiore rispetto al Game Boy, puntando sulla grafica a colori e sulla tecnologia avanzata. Gli spot pubblicitari italiani dell’epoca esaltavano le capacità del Game Gear in modo molto diretto, spesso confrontandolo con il Game Boy, con lo slogan “Gioca a colori”. Tuttavia, nonostante questi sforzi, il Game Gear vendette circa 10 milioni di unità a livello globale, una cifra significativa ma ben al di sotto del successo travolgente del Game Boy.
Atari Lynx: un pioniere dimenticato
L’Atari Lynx, lanciato nel 1989, fu un’altra console che tentò di contrastare Nintendo, ma con una serie di innovazioni che avrebbero dovuto farne il pioniere del settore. Il Lynx fu la prima console portatile con uno schermo a colori retroilluminato, superando il Game Boy sul piano tecnologico. Era anche dotato di una modalità di visualizzazione ambidestra, che permetteva ai giocatori di ruotare la console e cambiare l’orientamento dei pulsanti, un’idea avanzata per i tempi.
Nonostante queste caratteristiche innovative, l’Atari Lynx soffriva di problemi simili a quelli del Game Gear. La durata della batteria era un grande punto debole: la console consumava sei batterie AA in meno di cinque ore, rendendola poco pratica per lunghe sessioni di gioco fuori casa. Inoltre, l’Atari Lynx era relativamente costosa e ingombrante, un aspetto che dissuase molti giocatori dall’acquisto, specialmente quando il Game Boy era una scelta più accessibile e duratura.
L’Atari Lynx aveva un buon potenziale in termini di hardware, con una capacità grafica molto superiore a quella del Game Boy e un ampio supporto per il multiplayer fino a otto giocatori, grazie alla possibilità di collegare più console tra loro. Tuttavia, l’Atari non riuscì a capitalizzare queste innovazioni a causa di una libreria di giochi limitata e di una distribuzione più frammentata rispetto ai suoi rivali.
I titoli di punta del Lynx includevano giochi come California Games e Rygar, ma il catalogo di giochi per la console non riuscì mai a crescere abbastanza da renderla competitiva. Nonostante alcune idee rivoluzionarie, il Lynx non riuscì a catturare il mercato come sperato e vendette meno di 3 milioni di unità nel corso della sua vita, diventando un pezzo da collezione ricercato dai fan di Atari.
Game Boy Color e Advance: l’evoluzione del portatile Nintendo
Dopo aver dominato il mercato delle console portatili per quasi un decennio con il Game Boy, Nintendo sapeva che doveva evolversi per mantenere il suo primato. Così, nel 1998, venne lanciato il Game Boy Color, il successore diretto del Game Boy originale. Questa console rappresentava una risposta alle crescenti richieste dei consumatori per una grafica più vivace, pur mantenendo l’essenza del Game Boy: semplicità, durata della batteria e un vasto catalogo di giochi.
Game Boy Color: il ritorno in grande stile
Il Game Boy Color introdusse per la prima volta uno schermo a colori nella famiglia di console portatili Nintendo, un aggiornamento atteso da tempo rispetto al display in bianco e nero del Game Boy originale. A differenza di concorrenti come il Game Gear e l’Atari Lynx, che avevano già offerto display a colori, il Game Boy Color riuscì a trovare un equilibrio tra prestazioni e durata della batteria. Questo lo rese un’opzione molto più pratica rispetto ai suoi rivali, con un’autonomia che poteva superare le 10 ore di gioco con due semplici batterie AA.
Una delle chiavi del successo del Game Boy Color fu la sua retrocompatibilità con la libreria di giochi del Game Boy originale. Questa caratteristica permise ai giocatori di continuare a utilizzare i loro vecchi giochi, ma con il vantaggio di vedere alcune migliorie grafiche grazie al nuovo schermo a colori. Questa mossa non solo facilitò la transizione tra le due console, ma attrasse anche nuovi giocatori che magari non avevano mai posseduto un Game Boy.
Il Game Boy Color era accompagnato da titoli innovativi come Pokémon Oro e Argento, giochi che non solo sfruttavano i colori della nuova console, ma introducevano una serie di nuove funzionalità che avrebbero ridefinito il franchise per gli anni a venire. Altri giochi di punta includevano The Legend of Zelda: Oracle of Ages/Seasons e Super Mario Bros. Deluxe, che offrirono esperienze di gioco di alta qualità mantenendo l’essenza dei classici Nintendo.
Con oltre 118 milioni di unità vendute (incluse le vendite del Game Boy originale), il Game Boy Color confermò ancora una volta la supremazia di Nintendo nel settore delle console portatili. Sebbene non rappresentasse un salto tecnologico rivoluzionario, fu abbastanza per mantenere la fedeltà dei fan e attirare nuove generazioni di giocatori.
Game Boy Advance: il vero salto generazionale
Nel 2001, Nintendo decise di fare un passo avanti significativo con il lancio del Game Boy Advance (GBA). Rispetto al Game Boy Color, il GBA rappresentava un notevole salto in avanti in termini di potenza e design. Dotato di un processore a 32 bit, una grafica molto più avanzata e un design più ergonomico, il GBA offriva un’esperienza di gioco paragonabile alle console domestiche della generazione precedente, come il Super Nintendo.
Il Game Boy Advance introduceva uno schermo orizzontale che migliorava l’ergonomia rispetto ai modelli precedenti, rendendolo più comodo per lunghe sessioni di gioco. Nonostante l’assenza di retroilluminazione, che venne introdotta solo più tardi con il modello Game Boy Advance SP, il GBA riuscì comunque a conquistare i giocatori grazie alla sua potenza e alla sua capacità di supportare giochi molto più complessi e graficamente avanzati rispetto ai suoi predecessori.
Una delle caratteristiche più apprezzate del Game Boy Advance era la retrocompatibilità con i giochi del Game Boy e del Game Boy Color. Questa decisione di Nintendo permise ai giocatori di continuare a utilizzare la loro libreria esistente, il che rese il passaggio alla nuova console molto più attraente. La vasta libreria di giochi, che includeva titoli iconici come Metroid Fusion, Super Mario Advance, e The Legend of Zelda: The Minish Cap, dimostrò la potenza e la versatilità del GBA.
Il Game Boy Advance divenne rapidamente una delle console portatili più vendute di tutti i tempi, con oltre 81 milioni di unità vendute. Grazie a una combinazione di hardware potente, design ergonomico e una vasta gamma di giochi di alta qualità, il GBA consolidò ulteriormente il dominio di Nintendo nel mercato delle console portatili.
Una delle strategie di successo di Nintendo con il Game Boy Advance fu l’integrazione del multiplayer tramite il cavo link, permettendo a più giocatori di sfidarsi o collaborare in titoli come Mario Kart: Super Circuit e Pokémon. Sebbene il multiplayer fosse già stato sperimentato con il Game Boy originale, il GBA offrì una qualità superiore e giochi più complessi, migliorando l’esperienza di gioco condivisa.
Neo Geo Pocket e Wonderswan: le alternative giapponesi
Mentre il Game Boy e i suoi successori dominavano il mercato globale delle console portatili, in Giappone alcune aziende cercarono di competere proponendo soluzioni alternative, con risultati variabili. Due delle console portatili più interessanti di questa fase furono il Neo Geo Pocket, sviluppato da SNK, e il Wonderswan, progettato da Bandai. Queste console portarono idee innovative e una buona dose di coraggio, ma non riuscirono a sfondare a livello globale come i loro rivali targati Nintendo.
Neo Geo Pocket: il tentativo di SNK
Il Neo Geo Pocket venne lanciato da SNK nel 1998, un’azienda già molto famosa per le sue console arcade e per titoli leggendari come King of Fighters e Metal Slug. L’obiettivo di SNK era quello di trasportare l’esperienza arcade nel formato portatile, sfruttando la propria forte identità nel settore dei giochi di combattimento. La console originale era in bianco e nero, ma fu seguita a breve distanza dalla versione Neo Geo Pocket Color, lanciata nel 1999, che migliorava notevolmente l’esperienza visiva grazie a uno schermo a colori.
Il Neo Geo Pocket Color era tecnicamente ben progettato: il processore a 16 bit e l’interfaccia a joystick analogico lo rendevano una console portatile robusta e capace di offrire un’esperienza di gioco precisa, particolarmente adatta ai titoli di combattimento per cui SNK era famosa. Tuttavia, nonostante il buon feedback iniziale e una libreria di giochi interessante, il Neo Geo Pocket non riuscì mai a sfidare realmente il dominio del Game Boy Color. La sua libreria di giochi, seppur apprezzata dai fan di SNK, era limitata in termini di varietà e titoli mainstream, con una forte predominanza di giochi di combattimento come King of Fighters R-2 e Fatal Fury: First Contact.
Un altro problema per il Neo Geo Pocket fu la sua distribuzione limitata. SNK aveva concentrato la maggior parte dei suoi sforzi sul mercato giapponese, dove la console aveva un seguito relativamente fedele, ma la sua presenza internazionale fu debole. Nonostante alcuni sforzi di marketing in Nord America e in Europa, il Neo Geo Pocket non riuscì a ottenere il supporto di grandi sviluppatori di terze parti, il che limitò ulteriormente le sue possibilità di successo fuori dal Giappone.
La console vendette circa 2 milioni di unità prima di essere dismessa nel 2001, quando SNK entrò in difficoltà finanziarie. Oggi, il Neo Geo Pocket Color è considerato un pezzo da collezione e un ricordo nostalgico per i fan di SNK, rappresentando un periodo in cui l’azienda cercava di espandere la propria presenza nel mercato delle console portatili.
Wonderswan: la visione di Bandai
Il Wonderswan, lanciato nel 1999 da Bandai, fu un altro interessante tentativo di competere con Nintendo nel mercato giapponese. Progettato da Gunpei Yokoi, lo stesso creatore del Game Boy, il Wonderswan era una console portatile economica e altamente versatile, venduta a un prezzo molto competitivo rispetto alle console rivali.
Uno dei punti di forza del Wonderswan era la sua durata della batteria: grazie a un design efficiente, la console poteva funzionare con una sola batteria AA per oltre 30 ore, un grande vantaggio rispetto ai consumi energetici delle altre console portatili dell’epoca. Inoltre, il Wonderswan offriva una funzione unica: poteva essere usato sia in modalità orizzontale che verticale, a seconda del gioco. Questo design innovativo permetteva di avere un’esperienza di gioco più flessibile e di adattarsi meglio a diverse tipologie di titoli.
Nel 2000, Bandai lanciò il Wonderswan Color, che migliorava la console introducendo un display a colori per competere meglio con il Game Boy Color. La libreria di giochi per Wonderswan fu notevolmente arricchita grazie a importanti collaborazioni, soprattutto con Square Enix, che portò giochi come Final Fantasy I e II sulla console. Questi titoli furono un importante punto di forza per Bandai, poiché il franchise di Final Fantasy era molto amato in Giappone.
Tuttavia, il Wonderswan non riuscì a conquistare il mercato internazionale. Nonostante il suo successo in Giappone, dove vendette oltre 3,5 milioni di unità, Bandai decise di non lanciare la console al di fuori del Giappone, limitando la sua portata globale. La presenza dominante di Nintendo e la mancanza di interesse da parte degli sviluppatori occidentali fecero sì che il Wonderswan rimanesse una console di nicchia.
Anche se il Wonderswan non ebbe lo stesso impatto globale del Game Boy, il suo design innovativo e la sua impressionante durata della batteria ne fecero una delle console portatili più interessanti dell’epoca. Oggi, è apprezzato dai collezionisti e dai nostalgici del retro gaming, in particolare per la sua eccellente libreria di titoli giapponesi.
PSP: la console portatile rivoluzionaria di Sony
Nel 2004, Sony decise di entrare con forza nel mercato delle console portatili con la sua PlayStation Portable (PSP), inaugurando una nuova era nel gaming portatile. A differenza delle precedenti console portatili, la PSP offriva un’esperienza paragonabile alle console domestiche, combinando grafica 3D avanzata, funzionalità multimediali e la possibilità di connettersi a internet per il gioco online. La PSP rappresentava una sfida diretta a Nintendo, che fino a quel momento aveva dominato incontrastata il mercato portatile, e fu accolta con grande entusiasmo sia dal pubblico che dalla critica.
Caratteristiche tecniche rivoluzionarie
La PSP era molto più potente di qualsiasi altra console portatile fino a quel momento. Equipaggiata con un processore a 333 MHz e una GPU capace di renderizzare grafica 3D, la console offriva un’esperienza di gioco che poteva rivaleggiare con quella della PlayStation 2, una delle console domestiche più popolari dell’epoca. Questo permise a giochi come God of War: Chains of Olympus e Gran Turismo di essere sviluppati per un sistema portatile senza compromessi significativi sulla qualità grafica.
Un altro aspetto chiave della PSP era il suo schermo widescreen da 4,3 pollici, che non solo permetteva di visualizzare i giochi in alta qualità, ma era anche ideale per la riproduzione di film e video. La PSP utilizzava dischi UMD (Universal Media Disc), un formato proprietario di Sony, che consentiva di archiviare fino a 1,8 GB di dati, inclusi giochi e film. Questo faceva della PSP una delle prime console portatili che offriva capacità multimediali avanzate, permettendo agli utenti non solo di giocare, ma anche di guardare film e ascoltare musica, rendendola un vero e proprio centro di intrattenimento portatile.
Un’esperienza di gioco avanzata e multimediale
La libreria di giochi per PSP comprendeva titoli di grande successo, molti dei quali erano versioni portatili di franchise popolari su console domestiche. Giochi come Grand Theft Auto: Liberty City Stories e Metal Gear Solid: Peace Walker dimostrarono che la PSP poteva offrire esperienze di gioco profonde e complesse, paragonabili a quelle disponibili su PlayStation 2. Inoltre, giochi come Crisis Core: Final Fantasy VII sfruttarono la potenza grafica della console per offrire avventure narrative di alta qualità.
La PSP non era solo una console da gioco. Con il supporto per la riproduzione di musica, video e immagini, e la possibilità di navigare in internet tramite il browser integrato, la console attirò una fetta di mercato più ampia rispetto ai normali giocatori. La PSP poteva inoltre essere collegata alla PlayStation 3, permettendo il trasferimento di contenuti e una certa integrazione tra i due sistemi, una mossa innovativa per l’epoca.
Il confronto con Nintendo DS
Il principale rivale della PSP fu il Nintendo DS, lanciato poco prima, che puntava su un’innovazione del gameplay con l’introduzione dello schermo touchscreen e del microfono, piuttosto che sulla potenza grafica. Questo creò una divisione nel mercato: mentre la PSP puntava su grafica avanzata e capacità multimediali, il DS puntava sull’innovazione del gameplay e su un design più accessibile.
Nonostante la forte concorrenza, la PSP riuscì a ritagliarsi un’importante fetta di mercato, vendendo oltre 80 milioni di unità durante il suo ciclo di vita, dimostrando che c’era spazio per una console portatile orientata verso un’esperienza di gioco più complessa e adulta. La console di Sony attirò un pubblico diverso rispetto al Nintendo DS, che era maggiormente rivolto a famiglie e bambini. La PSP, con i suoi titoli maturi e la capacità di riprodurre contenuti multimediali, fu apprezzata da una generazione di adolescenti e giovani adulti in cerca di un dispositivo multifunzione.
L’eredità della PSP
Sebbene la PSP non sia riuscita a superare il Nintendo DS in termini di vendite globali, rimane una delle console portatili più importanti e influenti mai realizzate. La PSP aprì la strada a un nuovo tipo di esperienza di gioco portatile, dimostrando che era possibile combinare grafica avanzata, gameplay complesso e funzionalità multimediali in un unico dispositivo portatile.
La sua eredità continua con la successiva console portatile di Sony, la PlayStation Vita, che cercò di migliorare l’esperienza offerta dalla PSP, ma non riuscì a replicarne il successo commerciale. Tuttavia, la PSP rimane ancora oggi molto amata dai fan, sia per la sua vasta libreria di giochi che per le sue capacità multimediali, che la resero unica nel panorama delle console portatili.
L’evoluzione delle console portatili ha segnato una delle tappe più importanti nella storia dei videogiochi, modificando radicalmente il modo in cui le persone interagiscono con il medium
Da quando il Game Boy di Nintendo ha aperto la strada nel 1989, il settore ha assistito a una continua ricerca di miglioramenti in termini di portabilità, grafica, e interattività. Mentre alcune console come il Game Gear di Sega e l’Atari Lynx hanno tentato di sfidare il dominio di Nintendo, è stata proprio la capacità dell’azienda di mantenere un equilibrio tra innovazione tecnologica e durata della batteria che ha permesso alla sua linea di console di prosperare.
Con il lancio del Game Boy Color e del Game Boy Advance, Nintendo ha saputo mantenere una base di utenti fedele, continuando a migliorare le capacità tecniche delle sue console senza mai sacrificare l’accessibilità e il divertimento, principi fondamentali del suo successo. Tuttavia, altri concorrenti come il Neo Geo Pocket e il Wonderswan hanno dimostrato che c’era spazio per l’innovazione, anche se su scala minore e principalmente nel mercato giapponese.
L’ingresso di Sony nel mercato con la PSP ha segnato una svolta significativa, spingendo i limiti della grafica portatile e introducendo funzionalità multimediali che hanno trasformato il dispositivo in un centro di intrattenimento portatile. La PSP ha dimostrato che il mercato delle console portatili poteva essere rivolto non solo ai bambini e alle famiglie, ma anche a un pubblico più adulto in cerca di esperienze di gioco avanzate.
Oggi, mentre il mercato delle console portatili tradizionali ha subito una trasformazione con l’avvento degli smartphone e delle console ibride come il Nintendo Switch, l’eredità delle prime console portatili rimane indiscutibile. L’evoluzione da semplici schermi in bianco e nero a sistemi complessi e multimediali ha aperto la strada a nuove possibilità di gioco, rendendo i videogiochi una parte integrante della cultura popolare in tutto il mondo.
Se ti è piaciuto questo viaggio attraverso l’evoluzione delle console portatili, ti invitiamo a seguirci sui nostri canali social per rimanere aggiornato su tutte le novità del mondo del gaming. Puoi trovarci su Instagram, dove condividiamo contenuti esclusivi, curiosità e news. Non dimenticare di commentare qui sotto per farci sapere quale console portatile ha segnato la tua infanzia e, se ti va, condividi questo articolo con i tuoi amici per aiutarli a riscoprire la storia del gaming portatile. Ci trovi sempre su GameCast.it!
Nel prossimo articolo, esploreremo un altro capitolo affascinante della storia dei videogiochi: le console che non hanno mai visto la luce, approfondendo i progetti cancellati e i prototipi che non sono mai arrivati sul mercato, ma che hanno comunque lasciato un’impronta nella storia del gaming.