Ubisoft è tornata a far parlare di sé con Assassin’s Creed Shadows, ma purtroppo non nel modo che avrebbe voluto. In questi ultimi giorni, durante un evento organizzato dai BAFTA a Londra, il direttore del franchise, Marc Alexis Coté, ha rilasciato delle dichiarazioni che, più che placare gli animi, hanno generato l’ennesima tempesta di critiche. Si è parlato di inclusività, fedeltà storica, protagonisti iconici e rappresentanza, ma a quanto pare il pubblico non ha comprato queste affermazioni… anzi, si è scatenato.
Il problema della narrativa inclusiva: autenticà o retorica vuota?
Secondo Coté, Assassin’s Creed ha sempre cercato di esplorare “l’intero spettro della storia umana”, promuovendo la diversità senza compromessi, mantenendosi fedele al contesto storico e rispettando le diverse prospettive culturali. A parole sembra un’idea encomiabile, ma poi, nella pratica, le scelte di Ubisoft sembrano tradire questa visione. Marc Alexis Coté ha dichiarato: “Il nostro impegno per l’inclusività si basa sull’autenticità storica e sul rispetto per le diverse prospettive, non è guidato da agende moderne”. Ma è proprio qui che le cose iniziano a complicarsi.
Il problema è che le critiche del pubblico non sembrano nascere dall’odio per la diversità, come Ubisoft cerca di dipingerle, ma da una mancanza di coerenza nel rappresentare tali diversità. Un esempio emblematico è l’inclusione di Yasuke, il samurai africano. La figura storica di Yasuke è reale, ma le informazioni sul suo ruolo e la sua importanza sono piuttosto scarse. Ubisoft ha comunque deciso di farne un personaggio centrale in un contesto in cui la sua presenza suscita perplessità. Manca l’approfondimento, la giustificazione storica chiara e documentata che potrebbe legittimare questa scelta. E questo fa arrabbiare, specie considerando che Ubisoft ha promesso di mantenere una certa fedeltà storica.
Un’agenda nascosta o solo scelte maldestre?
Ubisoft sembra voler insistere sulla narrativa dell'”autenticità storica” mentre, allo stesso tempo, fa scelte creative discutibili che non riescono a essere sufficientemente giustificate. L’inserimento del personaggio femminile, Naoe, ha ricevuto critiche simili. Sebbene sia un personaggio di fantasia, il padre di Naoe è storicamente esistito, ed era noto per avere un figlio maschio, non una figlia. Queste alterazioni, per quanto possano sembrare innocue, creano un cortocircuito logico nella narrazione. Si tratta solo di scelte creative o, come qualcuno insinua, c’è un’agenda politica più ampia che cerca di forzare la rappresentazione in determinati contesti storici? Ubisoft sembra incapace di gestire queste polemiche, e il pubblico si sente tradito.
La “creatività” di Ubisoft contro il pubblico critico
Quello che infastidisce di più è la tendenza di Ubisoft a dipingere le critiche come attacchi da parte di giocatori “violenti e ignoranti”. Coté ha parlato di come le storie e i personaggi creati da Ubisoft siano stati “strumentalizzati da coloro che cercano di mettere a tacere la creatività alimentando paura e odio”. Questo tipo di retorica però non fa che allontanare ulteriormente il pubblico. Le critiche mosse verso Assassin’s Creed Shadows non riguardano la diversità in sé, quanto piuttosto la sensazione che le scelte narrative siano state fatte senza una vera comprensione del contesto o senza un’adeguata riflessione.
È un peccato, perché giochi come Assassin’s Creed 2 o Assassin’s Creed Origins hanno mostrato come sia possibile raccontare storie diverse e rappresentare culture diverse senza generare polemiche. Ubisoft in passato è stata capace di dare vita a mondi coerenti e personaggi affascinanti, ma sembra che con Shadows abbiano perso di vista cosa rende queste storie autentiche e credibili.
Un futuro incerto per Assassin’s Creed Shadows
Ciò che rende tutta questa situazione ancora più assurda è che persino il CEO di Ubisoft ha recentemente rilasciato dichiarazioni contraddittorie rispetto a quelle di Coté, ammettendo che la controversia intorno a Yasuke è comprensibile, vista la natura ambigua del personaggio e la mancanza di informazioni certe sul suo ruolo nel Giappone feudale. Insomma, sembra proprio che in Ubisoft non ci sia una linea comune, e questo alimenta ulteriormente la percezione di un’azienda che non sa bene cosa fare con il proprio franchise più importante.
Siamo davanti a un gioco che, nonostante tutte le polemiche e le difficoltà, Ubisoft spera ancora possa avere successo. Ma è difficile crederlo quando la narrativa aziendale è così confusionaria e contraddittoria. Assassin’s Creed Shadows doveva essere l’ancora di salvezza della compagnia, ma rischia di affossarla ulteriormente, tra errori di marketing, ritardi nello sviluppo e una gestione delle polemiche decisamente maldestra.
Conclusione: Ubisoft, è ora di fare autocritica
Forse è davvero arrivato il momento per Ubisoft di scendere dal piedistallo e iniziare ad ascoltare le critiche del pubblico. No, non tutte sono fatte in malafede, e no, il pubblico non è solo un branco di giocatori arrabbiati senza motivo. Spesso ciò che si chiede è solo un po’ di coerenza, di rispetto per la storia e di integrità nella narrazione. Ubisoft potrebbe ancora salvare Assassin’s Creed Shadows, ma prima deve smettere di prendersi gioco dei suoi fan e iniziare a capire cosa ha sbagliato.
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