Negli ultimi giorni, la community di Avowed è in subbuglio. Diversi giocatori hanno denunciato di essere stati bannati su Steam per aver espresso critiche nei confronti della direzione artistica e narrativa del gioco, accusata di inclusività forzata. Un caso che sta facendo discutere e che porta nuovamente alla ribalta il tema della censura nei videogiochi.
Cosa è successo?
Tutto è iniziato quando alcuni utenti hanno notato e criticato il fatto che nel mondo di Avowed i personaggi in posizioni di potere sono quasi esclusivamente donne, mentre gli uomini vengono rappresentati come incompetenti o corrotti. Un giocatore, su Reddit, ha riportato di essere stato bannato per aver evidenziato questa scelta narrativa, sollevando una polemica che ha poi coinvolto l’intera community.

I moderatori di Obsidian, casa di sviluppo di Avowed, hanno giustificato il ban con la motivazione che il giocatore aveva adottato comportamenti anti-DEI (Diversity, Equity, and Inclusion), politica che l’azienda sta implementando per garantire rappresentazioni più inclusive all’interno dei suoi titoli.
Libertà di opinione o censura?
Molti utenti non contestano il diritto di Obsidian di promuovere determinate scelte narrative, ma ritengono ingiusto e dannoso vietare ogni discussione in merito. La censura sembra aver colpito indistintamente chiunque abbia espresso un parere critico, portando a ban di massa nei forum ufficiali di Steam.
Questa ondata repressiva ricorda casi simili avvenuti con altri titoli, come Starfield e The Witcher 4, dove la semplice critica ai contenuti “woke” è stata bollata come tossica e punita con la cancellazione degli account.
Il gioco merita davvero queste polemiche?
Al di là della questione censura, Avowed sta ricevendo recensioni tutt’altro che entusiastiche. Molti giocatori lo definiscono un titolo mediocre, con problemi di gameplay, animazioni legnose e un mondo di gioco poco immersivo. Il confronto con giochi di successo come Skyrim non regge, e molti temono che il gioco possa rivelarsi un flop per Obsidian.

Conclusione
Il caso di Avowed solleva interrogativi importanti: è giusto che le software house impongano un pensiero unico e bannino chi dissente? Oppure queste azioni rischiano di alienare una parte significativa della community?
Quello che è certo è che la discussione è tutt’altro che chiusa. E tu, cosa ne pensi? Lascia un commento e condividi il tuo punto di vista!