Il Commodore 128 mi riporta subito alla mia infanzia, quando tutto era più semplice, ma allo stesso tempo sorprendente. Penso a mio padre, appassionato di tecnologia e computer, che mi regalò uno di quei modelli che sembravano così sofisticati all’epoca, proprio come il Commodore 128. Non avevo la minima idea di cosa fosse un processore, né tantomeno un chip grafico. Per me, quel computer rappresentava un mondo di infinite possibilità, un portale verso l’avventura e la scoperta.
Mio padre amava raccontare le storie dietro ogni macchina che portava a casa. Una sera d’inverno, mi sedetti accanto a lui mentre collegava il Commodore 128 alla televisione, con il suo tipico entusiasmo per la tecnologia. Mi parlò di come questo modello fosse nato come evoluzione del Commodore 64, la macchina che aveva segnato un’era. “Questo, però,” mi disse con gli occhi che brillavano, “è molto più potente. Può fare tre cose in una: può funzionare come un Commodore 64, come un computer del tutto nuovo con 128 KB di memoria, e persino con il sistema operativo CP/M, che lo rende adatto anche al lavoro serio!”
A quel tempo non comprendevo appieno il peso di quelle parole, ma lo osservavo con attenzione mentre spiegava come due processori – il MOS 8502 e lo Zilog Z80 – lavorassero in sinergia per offrire un’esperienza d’uso davvero versatile. Sapevo però che quello che stavamo per fare insieme sarebbe diventato un momento speciale. Quando finalmente il computer si accese, la schermata blu tipica del Commodore apparve sullo schermo, e mio padre iniziò a digitare alcuni comandi in Basic. Quella notte, imparai cosa significava programmare.
Il Commodore 128: tra Passione e Innovazione
Negli anni ’80, i computer erano ancora oggetti misteriosi per la maggior parte delle famiglie, ma nella nostra casa erano una parte integrante del quotidiano. Il Commodore 128 rappresentava la nuova frontiera della tecnologia domestica, con una RAM che sembrava infinita per i tempi: 128 KB, di cui 122 effettivamente utilizzabili nella modalità dedicata. Era un miglioramento rispetto al suo predecessore, il Commodore 64, che nonostante il successo, iniziava a mostrare i suoi limiti in un’epoca in cui l’informatica cresceva rapidamente.
In modalità Commodore 64, il 128 era pienamente compatibile con tutti i giochi e i software che avevamo amato e utilizzato per anni. Era come avere un piede nel passato, in quella confortante familiarità di un sistema conosciuto, e uno nel futuro, con la possibilità di esplorare nuove potenzialità. Mi divertivo a passare dalla modalità 64 a quella 128 semplicemente digitando “GO 64” sulla tastiera. Quel comando apriva un mondo di nuove possibilità, ma anche di nostalgici ritorni ai giochi del passato.
Uno dei momenti che ricordo con più affetto era quando ci mettevamo insieme, mio padre e io, per sperimentare la modalità a 80 colonne. Sembrava una magia vedere come il computer potesse operare su due monitor diversi contemporaneamente. Usavamo un vecchio televisore per le 40 colonne e un monitor più moderno per le 80 colonne, un lusso che poche famiglie avevano all’epoca. Ero affascinato dalla fluidità con cui il Commodore 128 gestiva questa doppia visualizzazione, anche se all’epoca non ne comprendevo appieno la complessità tecnica.
Un Compagno di Giochi e di Scoperte
Per quanto fosse una macchina potente per l’epoca, con le sue capacità multitasking e il supporto per il sistema operativo CP/M, il Commodore 128 rimase per me principalmente un compagno di giochi. Una delle prime esperienze che condivisi con mio padre fu il gioco Bubble Bobble, un classico dell’epoca. Ricordo ancora le ore passate a cercare di completare tutti e 100 i livelli del gioco, e quanto ci esaltava ogni piccolo progresso.
C’era una specie di magia in quei pomeriggi in cui, dopo la scuola, mi sedevo davanti al Commodore 128 e inserivo il floppy disk con i giochi. Ero completamente assorbito dal mondo virtuale che si apriva davanti a me. Uno dei miei preferiti era Kickstart 2, un gioco di moto in cui ogni salto riuscito era una piccola vittoria personale. La grafica non era certo quella che conosciamo oggi, ma a quel tempo mi sembrava incredibilmente realistica.
La Modalità CP/M: Il Computer da Lavoro
Anche se il Commodore 128 era un ottimo strumento di intrattenimento, mio padre mi mostrò presto come poteva essere usato anche per il lavoro. Un giorno tirò fuori un floppy disk con il sistema operativo CP/M, spiegandomi che con esso il Commodore poteva diventare una vera macchina da ufficio, capace di gestire fogli di calcolo e database.
Era incredibile pensare che lo stesso computer con cui giocavo a Bubble Bobble potesse eseguire programmi come Microsoft Multiplan, il predecessore di Excel. Ricordo come mio padre usava il computer per fare i calcoli per il suo lavoro. Nonostante la mia giovane età, osservavo con curiosità come inseriva numeri e formule nei fogli di calcolo, e quanto fosse orgoglioso di poter fare tutto questo con il nostro Commodore 128.
Un Eredità di Innovazione
Il Commodore 128 fu un tentativo ambizioso di Commodore di conquistare anche il mercato professionale, ma alla fine la macchina non ebbe il successo commerciale sperato. I motivi erano molteplici: la concorrenza dei computer a 16-bit come Atari ST e Amiga 1000, il dominio crescente dei PC compatibili e l’ascesa di MS-DOS fecero sì che il Commodore 128 non riuscisse a lasciare il segno sperato.
Ma, nonostante tutto, il Commodore 128 ha lasciato un’impronta indelebile nella mia vita e in quella di molti appassionati di tecnologia. Ricordo ancora il giorno in cui, anni dopo, scoprii che la produzione del Commodore 128 era stata interrotta. Era la fine di un’era, ma il suo ricordo rimaneva vivido nella mia mente.
Un pezzo di storia sempre nel cuore
Oggi, ogni volta che penso al Commodore 128, mi ritorna alla mente quel periodo della mia vita. Quei momenti passati con mio padre, il tempo che dedicavamo a scoprire insieme nuovi giochi e programmi, e la sensazione di avere tra le mani qualcosa di straordinario. Il Commodore 128 non è stato solo un computer, è stato un pezzo della mia infanzia, un simbolo di un’epoca in cui la tecnologia cominciava a far parte delle nostre vite quotidiane.
Quella macchina, con la sua capacità di passare da una modalità all’altra, da un mondo di giochi a un mondo di lavoro, mi ha insegnato che l’innovazione è sempre al nostro fianco, pronta a sorprenderci. Anche se il Commodore 128 non raggiunse mai il successo planetario del suo predecessore, il Commodore 64, rimane una testimonianza di quanto la tecnologia possa influenzare le nostre vite, a volte in modi inaspettati.
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