Ti sei mai chiesto se uno sparatutto potesse ancora sorprenderti nel 2024? Doom The Dark Ages gameplay lo fa, e lo fa senza chiedere il permesso. Ci abbiamo messo le mani sopra in anteprima per tre ore, e no, non è il solito sequel. È un pugno nello stomaco condito di metallo pesante, scudi motosega e draghi meccanici. Non ti basta? Aspetta di sapere tutto il resto.
Un Doom medievale, ma senza perdere il suo spirito
Sì, stavolta ci troviamo in un mondo dalle atmosfere gotiche e fantasy, lontano dallo sci-fi puro dei precedenti capitoli. Ma tranquillo, il cuore pulsante della serie è ancora lì. Il Doom Slayer è tornato, più incazzato che mai, e questa volta combatte fianco a fianco con le Sentinelle della Notte, in un prequel che racconta le origini di quella furia con l’elmo verde che abbiamo imparato ad amare dal 2016.
Ti stai chiedendo se la storia conta davvero? Per una volta, sì. Il gioco punta anche sulla narrazione, con scene curate, momenti di approfondimento e un mondo ricco di dettagli che riesce a farti sentire dentro l’azione, senza rallentare il ritmo.

Missioni, mostri e… un mech alto 30 piani
Il Doom The Dark Ages gameplay è puro spettacolo: alterna missioni lineari a mappe più ampie e ricche di segreti, con tanto di boss nascosti e collezionabili da scovare. Ma la vera sorpresa? Guidi un mech gigantesco e, sì, anche un drago cibernetico che sputa fuoco.
Ok, lo ammetto: la parte sul drago non è la mia preferita. Volare, fermarsi in aria per sparare e dover gestire i comandi in punti precisi della mappa… beh, l’ho trovata un po’ macchinosa. Però, nel contesto generale, è una parentesi che ci sta. E comunque vedere il Doom Slayer in sella a un mostro sputafuoco ha il suo perché.
Schermo in fiamme e mani che sudano
Nel nuovo Doom The Dark Ages gameplay, il movimento cambia. Non sei più costretto a correre e saltare come un pazzo: ora puoi parare con uno scudo motosega, distruggere nemici corpo a corpo e usare le armi con una precisione chirurgica. E no, non è diventato Dark Souls. Il sistema di parata è intuitivo, e anche chi non ha riflessi da ninja può cavarsela alla grande.
Te lo dico chiaro: la prima volta che ho provato a parare, sbagliavo tutto. Poi ho capito che basta anticipare un po’ e tutto fila liscio. Un approccio pensato per tutti, anche per chi vuole solo godersi il massacro senza diventare matto.
Glory kill più veloci, armi potenziabili e quel guanto che spacca
Le glory kill sono state rese più fluide: niente più animazioni che spezzano il ritmo. Si ammazza e si riparte subito. Un tocco di classe? Il guanto elettrificato, che ti fa recuperare munizioni quando spacchi tutto con un pugno ben piazzato.
E poi ci sono le armi. Tante. Personalizzabili. Potenti. Dallo shotgun al fucile al plasma, ogni bocca da fuoco può essere migliorata nei santuari delle sentinelle, spendendo oro e rubini nascosti nelle mappe. È una vera goduria trovare il potenziamento giusto che cambia il modo in cui affronti un’orda di demoni.
Personalizzazione totale e prestazioni da urlo
Una delle cose più riuscite è la personalizzazione della difficoltà. Puoi modificare la velocità di gioco, la finestra per parare, la potenza dei nemici… insomma, ti costruisci la tua esperienza Doom su misura. Che tu sia un novellino o un veterano dell’FPS arena, qui trovi pane per i tuoi denti.

Graficamente? Una bomba. Il motore IDTech si conferma una garanzia. Durante la prova su PC (con hardware mostruoso, ok), il gioco girava fluidissimo a 60 fps, con effetti di luce e particellari che ti lasciano a bocca aperta. Le texture ancora da rifinire? Qualche bug? Ci stanno, è una versione preview. Ma la base è solidissima.
Doom come lo volevamo
Il feeling è chiaro: questo Doom The Dark Ages gameplay è stato costruito da chi ama davvero la serie, da chi voleva portarla avanti senza snaturarla. Qualche sbavatura c’è, certo, ma viene sepolta sotto una montagna di proiettili, urla demoniache e adrenalina pura.
E adesso tocca a te: sei pronto a impugnare lo scudo motosega e scatenare l’inferno?
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