Ogni anno i Game Awards tornano a far parlare di sé, ma quest’anno non per i motivi migliori. Le nomination del 2024 stanno scatenando un sacco di polemiche, e la domanda che ci facciamo è: chi stanno rappresentando davvero questi premi? Parlano davvero del panorama attuale dei videogiochi o sono diventati solo un riflesso degli interessi commerciali, senza più vera passione per i giochi?
Uno dei problemi più discussi di quest’anno riguarda la possibilità di vedere DLC, remake e remaster nominati come gioco dell’anno. Per esempio, il DLC di Elden Ring è stato inserito tra i candidati, e questo ha fatto discutere tanto. Ha senso considerare un’espansione alla pari di un gioco completamente nuovo? Un DLC è solo un’aggiunta a qualcosa che già esiste, non una nuova avventura nata da zero. È giusto metterlo sullo stesso piano di un titolo originale? Probabilmente no, e non siamo i soli a pensarla così.
Un problema di identità per i Game Awards?
Guardando alla lista delle nomination, sembra che i Game Awards stiano attraversando una vera crisi di identità. Sono una celebrazione dei giochi usciti nell’ultimo anno o sono solo un pretesto per mostrare trailer e nuove esclusive? Negli ultimi anni, lo show sembra concentrarsi più su nuove anteprime piuttosto che sui premi. I vincitori delle categorie, spesso, vengono annunciati velocemente e senza attenzione. Perché dovremmo interessarci ai premi se nemmeno i Game Awards sembrano farlo?
C’è anche il problema delle nomination, che sembra abbiano lasciato fuori giochi importanti, preferendo titoli più “facili da vendere” o appartenenti a serie famose. Prendiamo Batman Arkham Shadow VR: nonostante fosse innovativo, non è stato nominato. Anche Half-Life: Alyx, un altro gioco VR molto apprezzato, non ha avuto la visibilità che meritava. Questo perché è un gioco VR, e i giochi VR vengono sempre sottovalutati e messi in una categoria separata, senza troppa attenzione. Quindi, i Game Awards non rappresentano ciò che i giocatori amano davvero, ma solo ciò che l’industria vuole celebrare.
La questione dell’industria videoludica e la trasparenza
Un altro problema è la trasparenza nel processo di selezione delle nomination. Jeff Keeley, il volto dei Game Awards, dice di non avere un’influenza diretta sulle nomination, eppure quest’anno la lista delle persone che fanno parte delle giurie non è stata pubblicata, come invece accadeva negli anni passati. Questo rende difficile capire se ci siano conflitti di interessi. È davvero una giuria di esperti o sono sempre le stesse persone che lavorano nei media principali? Sembra mancare la diversità nei giudizi e nei gusti rappresentati. La comunità dei giocatori è grande e variegata, ma i Game Awards sembrano chiudersi in una “bolla” senza esplorare davvero il mondo di chi gioca.
Game Awards: un evento ormai dominato dal denaro?
Non possiamo ignorare il fatto che l’intero evento sia ormai alimentato dal denaro. Vuoi che il tuo trailer sia mostrato durante lo show? Devi pagare, e anche tanto. Vuoi visibilità per il tuo gioco? Sei disposto a investire molto? Sì, i Game Awards non sembrano più un riconoscimento del merito, ma un’occasione commerciale. E quindi ci chiediamo: quanto rappresentano ancora i videogiocatori “comuni”?
I Game Awards sono ancora rilevanti?
Alla fine, la vera domanda è: i Game Awards sono ancora rilevanti? O stanno diventando sempre di più una vetrina per chi ha più soldi e contatti nel settore, allontanandosi dai veri appassionati di videogiochi? L’identità dei Game Awards sembra essere in crisi, e forse è il momento per lo show di fare un passo indietro e chiedersi: cosa vogliamo davvero celebrare?
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