Negli ultimi vent’anni il modo di acquistare e giocare ai videogiochi è cambiato radicalmente. Un tempo, comprare un titolo significava entrare in un negozio, scegliere la confezione, aprirla con trepidazione, sfogliare il manuale e inserire la cartuccia o il disco nella console. Oggi, con una connessione a internet e una carta di credito, possiamo accedere istantaneamente a migliaia di giochi senza alzarci dal divano.
Sembra un progresso, vero? Eppure, c’è un dettaglio che molti ignorano: nel passaggio al digitale, abbiamo perso il controllo su ciò che compriamo.
Se un tempo i giochi fisici erano di nostra proprietà, oggi siamo solo “affittuari” di licenze digitali. Con poche eccezioni, non possiamo prestare, rivendere o conservare per il futuro i nostri giochi digitali, perché il nostro accesso a essi dipende da fattori che non controlliamo.
Questa differenza è cruciale e apre una serie di domande scomode.
Non possiedi davvero quello che compri
Ogni volta che acquisti un gioco digitale, non stai comprando un oggetto, ma una licenza d’uso. E le licenze hanno delle regole imposte dalle piattaforme che le vendono:
- I server possono chiudere: se un gioco richiede autenticazione online, potrebbe diventare inutilizzabile da un giorno all’altro.
- Le aziende possono rimuovere un gioco: se Steam, Sony o Microsoft decidono di eliminare un titolo dallo store, non avrai più modo di scaricarlo.
- Gli account possono essere sospesi: se vieni bannato o perdi l’accesso al tuo account, perdi anche tutti i giochi acquistati.
- Le nuove console non sempre supportano i giochi vecchi: se il tuo gioco digitale non è compatibile con le future piattaforme, potresti non avere più modo di giocarci.

Uno degli esempi più famosi di questa precarietà è P.T. di Hideo Kojima. Rilasciato nel 2014 come teaser giocabile per un progetto poi cancellato, è stato rimosso dal PlayStation Store e oggi è impossibile scaricarlo legalmente, anche per chi lo aveva acquistato. Se non lo hai tenuto sulla tua PS4, non potrai più giocarci.
E il problema non riguarda solo titoli di nicchia. Anche giochi famosi come Scott Pilgrim vs. The World: The Game e la versione digitale di DuckTales Remastered sono scomparsi dagli store per anni a causa di diritti scaduti. Se non li avevi scaricati prima della rimozione, non c’era modo di recuperarli.

Il paradosso del digitale: è comodo ma precario
Uno dei motivi principali per cui il digitale ha preso il sopravvento è la sua comodità:
- I giochi si acquistano e scaricano immediatamente.
- Non occupano spazio fisico.
- Non si rovinano nel tempo.
Ma questa praticità ha un prezzo: la perdita del controllo da parte del giocatore.
Con un gioco fisico, anche se la casa produttrice chiude i battenti, tu hai comunque il disco o la cartuccia. Potresti aver bisogno di una console funzionante per giocarlo, ma il gioco esiste ancora. Con il digitale, invece, il tuo acquisto è a tempo determinato: non hai nessuna garanzia che potrai accedervi tra 10, 15 o 20 anni.
Basta guardare cosa è successo con il Nintendo eShop per 3DS e Wii U, chiuso definitivamente nel 2023. Migliaia di giochi digitali, tra cui classici rari e titoli esclusivi, sono stati resi inaccessibili legalmente. Se non li avevi già comprati e scaricati, ora non puoi più averli.

Il backup è l’unica vera proprietà
Se il digitale ha un punto debole, l’unica soluzione è proteggersi con il backup. Ma è più facile a dirsi che a farsi:
- Molti giochi digitali sono protetti da DRM, che impediscono di copiarli su un altro dispositivo.
- Le console moderne non sempre permettono di trasferire i giochi su hard disk esterni.
- I giochi live-service dipendono dai server e, una volta chiusi, diventano ingiocabili per sempre.
Un caso emblematico è Diablo III: quando Blizzard spegnerà i server, la versione PC del gioco non sarà più giocabile. Un prodotto acquistato regolarmente da milioni di utenti scomparirà nel nulla.
Nel mondo del PC gaming, piattaforme come GOG (Good Old Games) offrono giochi senza DRM, che permettono di fare backup e conservarli per sempre. Ma si tratta di eccezioni in un’industria che punta sempre più al controllo centralizzato.
Il futuro è davvero solo digitale?
Molte aziende stanno cercando di eliminare il supporto fisico, spingendo i giocatori verso un modello di abbonamento e cloud gaming. Xbox Game Pass, PlayStation Plus e NVIDIA GeForce Now sono esempi di questa tendenza.
Eppure, qualcosa non torna:
- Sony ha rilanciato la PlayStation 5 con lettore disco dopo la protesta dei giocatori.
- Limited Run Games e altre aziende indipendenti stampano copie fisiche di giochi che, altrimenti, esisterebbero solo in digitale.
- Molti collezionisti stanno tornando al fisico, stufi di dipendere da server e connessioni.
Insomma, il digitale è il futuro, ma non è un futuro privo di rischi.
Conclusione: se non hai un backup, sei solo un affittuario

Oggi è più chiaro che mai: senza un backup, non possiedi davvero i tuoi giochi.
Le aziende dettano le regole, e noi giocatori possiamo solo sperare che i nostri acquisti rimangano accessibili nel tempo. Ma sperare non basta:
- Se ami il fisico, continua a comprarlo e a supportarlo.
- Se scegli il digitale, fai il possibile per conservare copie di backup.
- Se puoi, sostieni sviluppatori e piattaforme che offrono giochi senza DRM.
Perché un giorno potresti svegliarti e scoprire che il gioco per cui hai pagato non esiste più.
E tu cosa ne pensi? Preferisci il digitale o il fisico? Hai mai perso un gioco acquistato a causa di una rimozione dallo store? Parliamone nei commenti e condividi l’articolo per far sentire la tua voce!