Quando parliamo di videogiochi, non ci sono dubbi che rappresentino uno dei più grandi spazi di libertà creativa del nostro tempo. Ma c’è un tema che continua a dividere la community: l’inclusività nei videogiochi. Che tu sia un appassionato di lunga data o un nuovo arrivato, sono sicuro che anche tu ti sia trovato a riflettere su questa questione almeno una volta. Ma cosa significa davvero “inclusività”? E perché sembra suscitare così tante emozioni?
Perché parliamo sempre più di inclusività?
Iniziamo con una domanda semplice: ti sei mai sentito escluso o rappresentato male in un videogioco? La verità è che i videogiochi, come tutti i media, riflettono la società in cui viviamo. Se negli anni ’90 i protagonisti erano quasi sempre uomini bianchi muscolosi, oggi vediamo una spinta verso storie più variegate e personaggi che rappresentano culture, generi e vissuti diversi.
Ma questo cambio di direzione piace proprio a tutti? C’è chi lo vede come un’evoluzione naturale e chi, invece, lo percepisce come una forzatura. Tu dove ti collochi?
Forzatura o innovazione?
Immagina di essere immerso in un mondo fantastico. Sei al culmine di una battaglia epica, quando all’improvviso ti viene presentato un personaggio o un evento che non sembra appartenere al contesto. Ti è mai successo? Molti giocatori lamentano che l’inclusività a volte rompe l’immersione, inserendo elementi che sembrano più rispondere a esigenze sociali che alla narrazione.
Prendiamo ad esempio il caso di The Witcher. La saga ha un seguito enorme e una fan base molto affezionata, e qualsiasi cambiamento viene scrutato con attenzione maniacale. Se un nuovo titolo introducesse elementi di inclusività considerati “forzati”, ci sarebbe un polverone. Ma se un gioco completamente nuovo, senza legami con il passato, presentasse la stessa inclusività, la reazione sarebbe diversa? Probabilmente sì, perché non ci sarebbe un “pregresso” da rispettare.
Una storia nuova, un approccio diverso
Facciamo un passo indietro. Intergalactic è un esempio di titolo completamente inedito, senza legami con storie o saghe passate. Qui, gli sviluppatori possono sbizzarrirsi e inserire qualunque tema o personaggio desiderino. Ti infastidirebbe la presenza di una protagonista con capelli corti e uno stile che sfida i cliché? Se non c’è un passato da preservare, non è più semplice accettare queste scelte?
In fondo, l’idea è questa: lasciare agli sviluppatori la libertà di creare ciò che vogliono, e a noi giocatori la libertà di scegliere se giocare o meno. Ma spesso non succede così. Ci lamentiamo di manipolazioni nelle saghe storiche e poi critichiamo anche i giochi nuovi che provano a fare qualcosa di diverso. Allora, quale dovrebbe essere la direzione?
Inclusività: dove tracciare il confine?
Un esempio che spiega bene la questione è il dibattito su personaggi storici o icone che vengono reinterpretati. Ti ricordi la polemica sulla Sirenetta? Molti avrebbero preferito una storia nuova con una sirenetta originale, piuttosto che modificare un personaggio già amato. Lo stesso vale per i videogiochi: preferiamo vedere storie originali, con personaggi inclusivi contestualizzati, o rimaneggiamenti che rischiano di alienare i fan storici?
E tu, cosa ne pensi?
Alla fine, la vera domanda è: l’inclusività ti arricchisce come giocatore o ti distrae dall’esperienza? Sei tra quelli che vogliono coerenza a tutti i costi, o pensi che la varietà di storie e personaggi sia un valore aggiunto?
Qualunque sia la tua opinione, una cosa è certa: l’inclusività nei videogiochi non è un tema che scomparirà presto. E ora tocca a te! Lascia un commento qui sotto, racconta la tua esperienza e unisciti alla discussione.
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