Cosa rende i videogiochi giapponesi così unici e affascinanti? È una domanda che ci siamo posti spesso, soprattutto osservando l’andamento recente dell’industria videoludica. Masahiro Sakurai, creatore di Super Smash Bros. e Kirby, ha deciso di dire la sua, e lo ha fatto in modo netto e senza mezzi termini.
Recentemente insignito del prestigioso Art Encouragement Prize dall’Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone per i suoi straordinari contributi all’industria videoludica, Sakurai ha partecipato a un’intervista con Entax, in cui ha espresso una critica pungente ai trend occidentali che stanno influenzando negativamente il mondo dei videogiochi.
Masahiro Sakurai: difendere l’identità giapponese nei videogiochi
Sakurai è stato chiaro: i giochi giapponesi dovrebbero mantenere il loro fascino autentico senza cercare di compiacere i gusti occidentali. Ha affermato: “Credo che i giapponesi dovrebbero continuare a perseguire ciò che piace ai giapponesi”. Una dichiarazione semplice ma potente, che solleva una questione fondamentale: perché cercare di adattarsi a gusti lontani quando il punto di forza è proprio l’identità culturale?

In effetti, negli ultimi anni abbiamo assistito a una tendenza crescente da parte degli sviluppatori occidentali a puntare più su agende sociali e personaggi stereotipati piuttosto che su storie coinvolgenti e gameplay innovativi. Il risultato? Titoli che appaiono forzati, senza cuore, e soprattutto senza quell’originalità che ha sempre contraddistinto i giochi giapponesi.
Il caso di Silent Hill e l’influenza occidentale
Anche altri sviluppatori giapponesi stanno tornando alle radici. Basti pensare a Silent Hill f, il nuovo capitolo della saga che mira a recuperare l’atmosfera e l’identità nipponica dopo anni di contaminazioni occidentali. Motoi Okamoto, produttore della serie, ha ammesso che il franchise aveva perso parte della sua anima proprio nel tentativo di adattarsi ai gusti occidentali.
E non è solo una questione di narrativa. Anche il design dei personaggi e l’estetica dei giochi hanno subito cambiamenti drastici per apparire “più appetibili” agli occhi del pubblico occidentale, ma il risultato è stato spesso un prodotto privo di personalità.
I problemi dell’industria videoludica occidentale
Non è un caso che giochi come Star Wars Outlaws e Dragon Age: The Veilguard abbiano ricevuto critiche feroci per aver messo al centro inclusività forzata e messaggi sociali invece di focalizzarsi su una trama avvincente e un gameplay robusto. È come se l’industria occidentale avesse dimenticato che i giocatori cercano divertimento, sfida e immersione, non lezioni di morale.
I fan non vogliono giochi “politicamente corretti” a tutti i costi, ma titoli che riescano a sorprendere e appassionare. E qui i giochi giapponesi brillano ancora, con produzioni come quelle di Nintendo, Capcom e FromSoftware, capaci di mantenere intatta la loro essenza pur evolvendosi.
Il successo dei giochi giapponesi: un esempio da seguire
La chiave del successo di Masahiro Sakurai e dei giochi giapponesi sta nella coerenza e nella volontà di restare fedeli alla propria cultura. Non è un caso se titoli come Super Smash Bros. Ultimate continuano a vendere milioni di copie in tutto il mondo. I giocatori non cercano prodotti standardizzati, ma esperienze uniche e autentiche.
Forse è arrivato il momento che l’industria videoludica occidentale prenda esempio e torni a puntare su quello che conta davvero: divertimento, immersione e creatività. Cosa ne pensi? Sei d’accordo con Sakurai? Parliamone nei commenti e non dimenticare di seguirci su Instagram per restare aggiornato su tutte le novità dal mondo dei videogiochi.