Oggi, viviamo in un’epoca dominata dal digitale. Basta un click e abbiamo a disposizione cataloghi infiniti di videogiochi, film, serie TV e musica, tutti a portata di mano, pronti per essere scaricati in pochi secondi. L’era dello streaming e dei download istantanei ha reso tutto estremamente accessibile, ma c’è un elemento di magia che si è perso nel tempo. Quella magia che molti di noi ricordano con nostalgia, un’epoca in cui noleggiare un videogioco era un rituale speciale, un’esperienza che coinvolgeva la scoperta, l’attesa e la sorpresa.
La nascita del noleggio di videogiochi
Negli anni ’90, quando i giochi digitali non esistevano e il mercato dei videogiochi su console a 8 e 16 bit era fiorente, comprare un nuovo videogioco significava sborsare una cifra significativa. Non era raro, soprattutto per i giovani appassionati di videogiochi, dover fare i conti con il portafoglio. Ogni nuovo gioco era un investimento, e non sempre si rivelava all’altezza delle aspettative. A volte il gioco durava pochissimo, veniva completato in poche ore, e altre volte si rivelava poco divertente o diverso da quanto immaginato.
In questo contesto, i videonoleggi cambiarono tutto. Improvvisamente, accanto agli scaffali pieni di VHS di film e serie TV, apparvero titoli di videogiochi, disponibili per l’affitto. La possibilità di affittare un videogioco per due o tre giorni, a una cifra accessibile, aprì un mondo nuovo. Non si trattava più di dover acquistare ogni gioco, ma di avere la possibilità di provarne diversi, senza l’impegno economico di un acquisto definitivo.
I primi passi: quando il noleggio di videogiochi era una novità
Negli anni tra il 1991 e il 1993, ricordo perfettamente il momento in cui il video-noleggio sotto casa mia iniziò a offrire videogiochi a noleggio. Fu una scoperta incredibile, che cambiò per sempre il mio modo di vivere il mondo dei videogiochi. Tra gli scaffali, accanto ai classici film su VHS, iniziarono a comparire titoli per NES, Super Nintendo e Mega Drive. Super Mario Bros 3, Prince of Persia, Contra, Street Fighter 2 e Mortal Kombat erano solo alcuni dei titoli che potevi trovare. E poi, c’erano anche quei giochi giapponesi misteriosi, che richiedevano un adattatore per essere giocati su console occidentali. Titoli come Dragon Ball e Ranma per Super Nintendo erano sempre tra i più richiesti e spesso difficili da trovare.
Ogni volta che entravo in quel video-noleggio, si apriva davanti a me un mondo nuovo. Affittare un videogioco costava circa 5000 lire per due giorni, una cifra che all’epoca rappresentava un vero affare, se consideriamo il costo di acquisto di un titolo nuovo. Poter provare giochi che altrimenti non avrei mai potuto permettermi era una vera rivoluzione.
L’emozione dell’affitto: un mondo di possibilità
Affittare un videogioco significava anche immergersi in avventure che forse non avresti mai scelto di acquistare. Il limite di tempo imponeva di giocare con una certa frenesia, ma anche con un’intensità che oggi difficilmente riusciamo a replicare. Non si trattava solo di avere accesso a un gioco, ma di viverlo pienamente, consapevoli che entro pochi giorni sarebbe scomparso dallo schermo e avremmo dovuto riportarlo indietro.
Uno dei giochi che ricordo con più affetto è “Rushing Beat”, un gioco di combattimento che noleggiai per Super Nintendo. Mi colpì così tanto che ancora oggi lo ricordo con nitidezza. Poi ci fu quel giorno in cui affittai “X-Men Apocalypse”, un titolo per Super Nintendo che mi lasciò senza parole per la sua grafica spettacolare e l’esperienza di gioco, che sembrava riprodurre alla perfezione una sala giochi in casa. Solo che, proprio nel momento in cui stavo per immergermi completamente nell’avventura, mi ammalai di febbre e finii per tenere il gioco a casa per una settimana intera, ben oltre il limite previsto dal noleggio. Il risultato? Una penale di 30.000 lire, un prezzo altissimo per quei tempi, ma che non scorderò mai.
Un rito che non esiste più
Con il passare degli anni, i video-noleggi iniziarono a scomparire. Internet, con la sua diffusione capillare, e i nuovi modelli di business basati sullo streaming e sul download, hanno reso obsoleta la pratica del noleggio fisico. Il negozio sotto casa mia, dove avevo passato tanti pomeriggi a scegliere tra giochi e film, chiuse definitivamente i battenti quando avevo circa 15 anni. Ricordo ancora quella sensazione di tristezza, mentre guardavo il proprietario, un uomo gentile e sempre disponibile, mettere via le ultime cassette e cartucce, chiudendo per sempre un capitolo della mia infanzia.
Prima di chiudere definitivamente, mi regalò alcuni dei miei giochi preferiti: Super Mario Bros 3, La Famiglia Addams e X-Men Apocalypse, lo stesso gioco per cui avevo pagato una penale così alta. Fu un gesto che mi commosse profondamente, e che ancora oggi mi riporta alla mente un periodo in cui giocare era un atto di scoperta, condivisione e un pizzico di magia.
La differenza tra ieri e oggi
Oggi tutto è cambiato. Non c’è più bisogno di uscire di casa, né di aspettare. I giochi sono disponibili in formato digitale, pronti per essere scaricati in pochi minuti. Abbiamo a disposizione un’infinità di titoli, spesso a prezzi ridotti, con offerte settimanali e abbonamenti che ci danno accesso a interi cataloghi di giochi. Ma in questa comodità moderna, qualcosa si è perso.
Affittare un videogioco significava investire tempo ed emozioni, era un piccolo rituale che dava valore all’esperienza. Il tempo limitato rendeva ogni sessione di gioco speciale, e la possibilità di provare qualcosa di nuovo, senza l’obbligo di acquistare, stimolava la scoperta e l’esplorazione di mondi che altrimenti sarebbero rimasti inesplorati.
Oggi possiamo scegliere tra migliaia di titoli, ma quante volte ci troviamo a scorrere l’elenco senza davvero giocare a nulla? Abbiamo tutto a disposizione, ma senza quella trepidazione e quell’entusiasmo che provavamo un tempo, quando un nuovo gioco era una rarità da gustare con attenzione e cura.
La nostalgia del passato
Non si tratta solo di rimpiangere un passato che non tornerà. La nostalgia per il periodo dei video-noleggi è legata a un modo diverso di vivere i videogiochi, più lento, più riflessivo, forse meno immediato ma anche più coinvolgente. Oggi, con l’abbondanza di offerte digitali, è facile perdere di vista il valore di ogni singolo gioco, proprio perché sono sempre a portata di mano, sempre disponibili, pronti per essere sostituiti da qualcos’altro.
Ma per chi ha vissuto quell’epoca, resta il ricordo di quei pomeriggi passati a scegliere il gioco perfetto, di quelle corse a casa per accendere la console e immergersi in un nuovo mondo. Un ricordo agrodolce, che ci accompagna ancora oggi, anche se i tempi sono cambiati.
Se anche tu hai vissuto quei momenti, ti invito a condividere la tua esperienza nei commenti qui sotto, o a raccontarci la tua storia su Instagram. Seguici su GameCast e facci sapere quali giochi ti hanno segnato l’infanzia.