Alcuni giochi passano inosservati al grande pubblico, ma non per questo sono meno importanti. Oggi vi portiamo indietro nel tempo con GameBack, la rubrica che rispolvera i titoli che hanno lasciato un segno nella storia, pur non godendo della fama che meritano. Planescape: Torment è uno di quei giochi che, se ti è sfuggito, è ora di recuperare. E fidati, non te ne pentirai.
Un’ambientazione unica e una storia che ti resta dentro
Uscito nel 1999 e sviluppato da Black Isle Studios, Planescape: Torment si distingue immediatamente per la sua ambientazione fuori dal comune. Inserito nell’universo di Dungeons & Dragons, non ti aspetta la solita avventura fantasy. No, qui sei catapultato in un multiverso fatto di città fluttuanti, mondi paralleli e regole che sfidano la tua comprensione. Il tutto è tenuto insieme da una narrazione incredibilmente profonda.
Il protagonista è The Nameless One, un uomo immortale che ha perso la memoria. Ogni volta che muore, dimentica chi è, e tu ti ritrovi a cercare di ricomporre i pezzi della sua esistenza in un viaggio che è tanto fisico quanto spirituale. Non è la solita storia di eroi e draghi; qui si parla di identità, colpa e redenzione.
Un gameplay che mette il cervello in primo piano
Planescape: Torment non è per tutti. Se sei un fan dell’azione frenetica, potresti trovarlo troppo riflessivo. Il gameplay è incentrato sul dialogo, sulle decisioni e sulle conseguenze di ogni tua scelta. Le tue azioni e parole non influenzano solo la trama, ma anche il modo in cui gli altri personaggi ti percepiscono. Il combattimento, pur presente, passa decisamente in secondo piano rispetto all’esplorazione delle tematiche esistenziali del gioco.
La caratteristica più affascinante? Il sistema di dialoghi. Ti troverai spesso a dover fare scelte difficili, che non si limitano a “buono” o “cattivo”, ma che ti costringono a riflettere. Questo rende ogni partita un’esperienza diversa, perché la tua moralità evolve man mano che ti addentri nel mondo di Planescape.
Perché non ha avuto il successo che meritava?
Nonostante il suo valore, Planescape: Torment non ha mai raggiunto il successo commerciale di altri titoli dell’epoca. Le ragioni sono molteplici: il gioco era complesso, con una storia che richiedeva attenzione e una predisposizione a riflettere, cosa non sempre apprezzata dai giocatori abituati ad azione più immediata.
Tuttavia, chi l’ha giocato sa che si tratta di un’esperienza che va oltre il semplice divertimento. Planescape: Torment è stato un pioniere nel mettere al centro la narrazione e i personaggi, influenzando titoli successivi come Baldur’s Gate, Star Wars: Knights of the Old Republic e perfino giochi più recenti come Disco Elysium.
Curiosità che non puoi ignorare
Durante lo sviluppo, il team di Black Isle Studios ha inserito diverse chicche e easter egg che solo i giocatori più attenti possono notare. Alcuni dialoghi, per esempio, sono dei veri e propri tributi a opere letterarie e film che hanno ispirato i creatori. E, come se non bastasse, il gioco ha visto nel 2017 una Enhanced Edition, che lo ha portato su piattaforme moderne come PC, Android e iOS, permettendo a nuove generazioni di riscoprirlo.
Cosa ci lascia Planescape: Torment?
Planescape: Torment è una perla rara nel mondo dei videogiochi. Non è il titolo che ti consiglia l’amico per passare una serata leggera, ma è il gioco che ti fa pensare, riflettere, rigiocare per scoprire ogni sfumatura della sua storia. Se non l’hai mai giocato, adesso è il momento giusto per rimediare. Riscoprirlo è come fare un tuffo in un’epoca in cui i giochi non avevano paura di essere complicati, di chiedere qualcosa in più al giocatore.
Nel prossimo appuntamento con GameBack ti parleremo di un altro classico dimenticato, ma che vale ogni minuto del tuo tempo. Preparati a scoprire un altro lato della storia dei videogiochi.