La generazione PS5 è stata la peggior epoca che io abbia mai vissuto nell’ecosistema Sony. Un susseguirsi senza fine di scelte anticonsumatore, strategie aberranti e manovre di marketing una peggiore dell’altra. Eppure, dopo anni di sbagli madornali, potremmo essere di fronte a una luce in fondo al tunnel. Lontana, certo, e servirà molto tempo prima di vederla concretizzarsi davvero, ma qualcosa in PlayStation sembra finalmente muoversi nella giusta direzione.
Il declino di PS5: tra sogni infranti e scelte sbagliate
All’inizio della generazione, Sony sembrava avere una strategia chiara: credere nelle esclusive, nella differenza generazionale e nella potenza dei PlayStation Studios. Poi, il cambio di rotta: Jim Ryan ha spinto per una strategia incentrata sui game as a service (GaaS), nella speranza di trovare il nuovo Fortnite o Destiny. Il risultato? Un fallimento su tutta la linea.
L’acquisizione di Bungie per una cifra astronomica si è rivelata un clamoroso errore, con la compagnia ora ridotta a pezzi. Progetti cancellati, team disorientati e un’industria che ha dimostrato, ancora una volta, che non si possono improvvisare live service senza una chiara identità.
Segnali di cambiamento: Sony ha imparato la lezione?
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Fortunatamente, i primi segnali di un’inversione di tendenza stanno emergendo:
- Riduzione del focus sui GaaS: diversi progetti live service sono stati cancellati e gli studi stanno tornando a lavorare su single player di qualità.
- Rinnovata attenzione ai giochi per famiglie: il successo di AstroBot ha spinto Sony a voler espandere la sua offerta, riconoscendo che servono più titoli accessibili e variegati.
- Meno restrizioni sul mercato PC: dopo il tentativo fallimentare di obbligare i giocatori PC a iscriversi al PSN, Sony ha finalmente capito che così facendo perdeva una fetta enorme di pubblico.
- Cambiamenti ai vertici: la dirigenza si sta trasformando, e con essa la filosofia dietro lo sviluppo dei titoli.
PS6: il vero punto di svolta?
Non illudiamoci: PS5 è una generazione ormai compromessa. Certo, arriveranno ancora titoli di peso come Wolverine, Ghost of Tsushima 2 e Death Stranding 2, ma il grosso della rivoluzione avverrà probabilmente solo con PS6. Serve tempo per correggere gli errori e riportare PlayStation sulla retta via.
Sony ha bisogno di bilanciare meglio le sue produzioni, alternando tripla A e giochi più piccoli, evitando di riproporre sempre le stesse esperienze open world in terza persona. Servono idee nuove, più varietà e meno arroganza nelle decisioni aziendali.
Conclusione: Sony ha toccato il fondo?
La speranza c’è, ma non possiamo ignorare gli errori fatti finora. Dopo miliardi buttati, strategie fallimentari e scelte marketing scellerate, Sony potrebbe aver finalmente capito di dover cambiare rotta. Ma la strada è ancora lunga.
Il futuro di PlayStation dipende da come sfrutterà questa lezione: ci aspetta una rinascita o un nuovo disastro?
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