Se sei cresciuto con il film Starship Troopers, probabilmente l’idea di rivivere quelle epiche battaglie contro gli insetti alieni ti affascina. Starship Troopers: Extermination cerca di catturare quella magia, ma purtroppo non ci riesce completamente. Anche se riesce a trasmettere un senso di caos e pericolo, il gioco presenta numerose criticità che lo rendono difficile da consigliare, come la mancanza di varietà tra i nemici e le performance instabili, specialmente in un anno pieno di titoli multiplayer cooperativi di qualità. Il paragone con altri giochi dello stesso genere come Hell Divers 2 o Warhammer 40,000: Space Marine 2 è inevitabile, e purtroppo Starship Troopers: Extermination finisce per essere la proposta meno raffinata e convincente.
La trama è inesistente (e non ne sentirai la mancanza)
Il gioco ti mette nei panni di un soldato anonimo della Special Operations, selezionato dal famoso Generale Johnny Rico (interpretato da Casper Van Dien, l’attore originale del film). Tuttavia, la sua performance è tiepida, e la trama è ridotta a un tutorial mascherato, senza un vero inizio, sviluppo o climax. Le missioni si svolgono su pianeti ostili, con ambientazioni desertiche o rocciose, in cui dovrai affrontare continue ondate di insetti alieni mentre completi obiettivi come la difesa di avamposti o la raccolta di risorse. Purtroppo, questi scenari non offrono abbastanza varietà né un senso di progressione che possa davvero coinvolgere il giocatore. Se speravi in una storia avvincente, preparati a rimanere deluso. Nonostante le promesse iniziali di un’esperienza narrativa coinvolgente, ci si ritrova invece con una serie di missioni scollegate tra loro, che non offrono alcun tipo di progressione emotiva o narrativa. Questo elemento fa perdere molto potenziale al gioco, soprattutto considerando il fascino che la trama del film aveva saputo suscitare con la sua satira e il suo humor nero.
Le modalità di gioco: un misto tra caos e disorganizzazione
Il vero cuore del gioco è nelle modalità multiplayer, dove 16 giocatori, divisi in squadre da quattro, si trovano a difendere basi o a completare missioni sotto l’assalto di ondate infinite di insetti. La sensazione di trovarsi sempre in inferiorità numerica funziona bene, e vedere decine di insetti sullo schermo contemporaneamente può essere elettrizzante. Tuttavia, la mancanza di varietà tra i nemici e l’assenza di un vero sistema di coordinazione rende molte partite caotiche. Spesso ci si ritrova a combattere in solitudine o a sperare che qualche compagno prenda l’iniziativa per organizzare le difese, ma senza un vero sistema di comando è più facile che il caos prevalga, trasformando ogni missione in una semplice corsa alla sopravvivenza.
Ci sono sei classi tra cui scegliere, ognuna con abilità uniche, ma non è possibile cambiare classe durante una missione, e questo può portare a frustrazione quando si gioca con sconosciuti online. Ogni classe ha il proprio ruolo specifico: ad esempio, il Guardian è specializzato nella difesa, costruendo rapidamente fortificazioni per proteggere la squadra, mentre il Demolisher è l’esperto in esplosivi, capace di infliggere ingenti danni ai nemici con granate e razzi. Tuttavia, la mancanza di flessibilità rende difficile adattarsi alle necessità di una partita, specialmente quando si gioca con giocatori casuali che potrebbero non scegliere le classi più adatte per ogni situazione. La disorganizzazione regna sovrana, soprattutto nelle modalità che richiedono un minimo di strategia, come Arc, dove la squadra deve costruire e mantenere una base mentre raccoglie risorse. Mancano strumenti chiave per facilitare la coordinazione, come una minimappa dettagliata o indicatori visivi per le azioni dei compagni, e un sistema di comunicazione efficace, che renderebbe più facile assegnare ruoli e compiti durante il gioco. Qui, la mancanza di coordinamento si fa sentire, e spesso le partite finiscono in un lungo e lento declino, con i giocatori che abbandonano uno dopo l’altro.
La costruzione delle basi: una buona idea, mal implementata
Uno degli aspetti più interessanti del gioco è la possibilità di costruire fortificazioni. Con un sistema intuitivo, puoi piazzare fondamenta e poi ripararle se vengono distrutte, rendendo la costruzione un processo fluido. Tuttavia, anche questo sistema ha i suoi limiti, dato che le risorse sono condivise tra tutti i giocatori, e spesso ti troverai a rubare materiale per costruire la tua difesa personale, sperando che i tuoi compagni ti perdonino. Questo crea una dinamica di competizione interna alla squadra che, invece di incentivare la collaborazione, spinge i giocatori a pensare solo a sé stessi, portando a un gioco meno cooperativo di quanto dovrebbe essere. In situazioni di emergenza, quando ogni secondo conta, trovarsi senza risorse per colpa di un compagno egoista può essere estremamente frustrante. Ad esempio, durante un attacco massiccio, può capitare di non avere abbastanza materiale per costruire una torretta difensiva perché un compagno ha usato tutte le risorse per rinforzare la sua area, lasciando il resto della squadra vulnerabile.
Il processo di costruzione è comunque uno degli elementi più divertenti e strategici di Starship Troopers: Extermination. Puoi posizionare mura, torrette e postazioni di rifornimento, ma il tempo è sempre poco, e spesso si finisce per costruire in fretta e furia, con difese incomplete o mal posizionate. Questo aggiunge una dose di tensione che potrebbe essere positiva, se non fosse per la generale mancanza di coordinazione che rende difficile sfruttare appieno le potenzialità di queste fortificazioni.
Tecnica e varietà: due grossi problemi
Dal punto di vista tecnico, Starship Troopers: Extermination lascia a desiderare. Le performance sono instabili, anche su configurazioni di alto livello, e spesso ti ritroverai a combattere contro bug (non solo quelli alieni) che rovinano l’esperienza. Ad esempio, un bug particolarmente fastidioso fa sì che i nemici restino bloccati in animazioni ripetitive, rendendoli sia inutilizzabili che frustranti da affrontare, spezzando l’immersione e la sfida del gioco. Durante le partite più intense, è capitato spesso di assistere a cali di frame rate significativi, anche su PC con specifiche elevate, e questo compromette non solo l’esperienza visiva ma anche la giocabilità stessa. Inoltre, le mappe sono spoglie e prive di personalità, rendendo ogni missione simile alla precedente. Non ci sono elementi distintivi, punti di interesse o dettagli che rendano ogni livello unico. Questo fa sì che, dopo poche ore di gioco, si abbia la sensazione di essere sempre nello stesso luogo, combattendo sempre le stesse battaglie.
La varietà di nemici è ridotta: la maggior parte sono copie degli insetti quadrupedi del film, con solo piccole variazioni di dimensioni e colore. Con un materiale di partenza così ricco, è sconcertante che non ci siano creature più interessanti da affrontare. Nel film, la varietà di insetti era uno degli elementi che contribuiva a creare tensione e sorpresa, ma qui si è scelto di puntare sulla quantità piuttosto che sulla qualità. Gli insetti più grossi possono rappresentare una sfida, ma senza una vera diversità di comportamento o strategie d’attacco, anche questi finiscono per diventare ripetitivi dopo poco tempo. L’aggiunta di più tipologie di insetti, magari con abilità speciali o meccaniche uniche, avrebbe potuto rendere il gioco molto più interessante e vario.
Vale la pena giocare?
Nonostante tutte queste criticità, Starship Troopers: Extermination ha i suoi momenti di divertimento, soprattutto nella modalità Horde, dove l’azione frenetica e il costante bisogno di riparare e fortificare mantengono alta l’adrenalina. Qui, il gioco riesce a trasmettere quella sensazione di disperazione e di battaglia contro un nemico apparentemente invincibile che era uno degli elementi più riusciti del film. Le ondate di insetti sono incessanti, e il lavoro di squadra diventa cruciale per riuscire a sopravvivere anche solo pochi minuti in più.
Tuttavia, è difficile ignorare i problemi strutturali del gioco, dalla monotonia delle mappe alla mancanza di coordinamento nelle squadre. La sensazione generale è che ci sia stato un grande potenziale sprecato: con una maggiore attenzione alla varietà dei contenuti, un miglioramento delle prestazioni tecniche e un sistema di comunicazione più efficace, Starship Troopers: Extermination avrebbe potuto essere un titolo di riferimento per i fan dei giochi cooperativi. Invece, rimane un’esperienza discreta, che può regalare qualche ora di divertimento ma che difficilmente riesce a trattenere i giocatori nel lungo periodo.
Se sei un fan sfegatato del franchise e hai un gruppo di amici con cui giocare, potresti trovare qui qualche ora di intrattenimento. La nostalgia e la voglia di combattere al fianco del leggendario Johnny Rico potrebbero bastare a farti sorvolare sui difetti più evidenti. Ma se cerchi un’esperienza di gioco cooperativa solida e appagante, ci sono titoli migliori là fuori che meritano la tua attenzione. Warhammer 40,000: Space Marine 2 o Hell Divers 2 offrono un’esperienza molto più rifinita e bilanciata, con una maggiore attenzione al gameplay cooperativo e un livello di varietà e dettaglio che Starship Troopers: Extermination semplicemente non riesce a raggiungere.