Chiunque abbia seguito il mondo dei picchiaduro conosce Tekken e Dead or Alive (DOA), due delle saghe più iconiche nel genere dei picchiaduro. Ma pochi sanno che dietro a questi due titoli c’è stata una rivalità accesa tra Katsuhiro Harada, produttore di Tekken, e Tomonobu Itagaki, mente dietro Dead or Alive.
Non si è trattato solo di competizione commerciale: tra i due ci sono stati anni di attacchi reciproci, strategie mediatiche e colpi di scena. Ma cosa è successo davvero? È ora di svelare il dietro le quinte.
Anni ‘90: la nascita di Dead or Alive e il primo incontro tra Harada e Itagaki
Negli anni ‘90, la scena arcade era dominata da Sega e Namco, con titoli come Virtua Fighter e Tekken che si contendevano il mercato. Fu in questo contesto che apparve Dead or Alive, il nuovo picchiaduro di Tecmo.
Harada e Itagaki si incontrarono per la prima volta durante una cena con il team di Virtua Fighter e alcuni sviluppatori di Namco. Da quel momento, i due iniziarono a conoscersi, ma senza particolari tensioni. Anzi, Itagaki definì Harada “una persona divertente e alla mano”.
Tuttavia, la situazione sarebbe presto cambiata.
La strategia di Itagaki: attaccare Tekken per far emergere Dead or Alive
Mentre Tekken continuava a guadagnare popolarità, Dead or Alive doveva ancora farsi spazio nel mercato. Per questo, Itagaki adottò una strategia aggressiva di marketing, attaccando Tekken su più fronti.
Nei primi anni 2000, Itagaki utilizzò riviste di settore e media online per criticare apertamente Tekken. In un’intervista, arrivò a dichiarare che i cinque giochi che odiava di più erano Tekken, Tekken 2, Tekken 3, Tekken 4 e Tekken 5.
Questo tipo di comunicazione fece scalpore, soprattutto in Occidente, dove la cultura del confronto diretto tra brand era più accettata rispetto al Giappone. In breve tempo, Dead or Alive si ritagliò un’identità di “antagonista” di Tekken, alimentando un vero e proprio scontro tra fanbase.
Namco impone il silenzio: Harada non può rispondere agli attacchi
Mentre Itagaki lanciava attacchi diretti, Harada era costretto al silenzio. Namco gli impose di non rispondere in alcun modo, lasciando campo libero a Itagaki.
Questa dinamica durò quasi dieci anni, dal 1998 al 2007. In quel periodo, Harada si trovò più volte a chiedersi: “Perché Itagaki è così ossessionato da Tekken?”.
Il confronto diretto: l’incontro segreto per Dead or Alive 2
Nel 1998, accadde qualcosa di inaspettato: Itagaki chiamò direttamente Namco e chiese di parlare con Harada. Gli propose di raggiungere da solo gli uffici di Tecmo.
Quando Harada arrivò, fu accolto in una stanza dove Itagaki, in stile “mago da palcoscenico”, sollevò un telo e rivelò Dead or Alive 2 in anteprima mondiale.
Itagaki voleva due cose:
- 1. Vendere più cabinati di Dead or Alive 2 agli arcade giapponesi, dominati da Namco e Sega.
- 2. Valutare la reazione di Harada, per capire se Tekken fosse davvero in difficoltà rispetto a DOA.
Dopo pochi secondi di gioco, Itagaki chiese: “E allora? Che ne pensi?”
Harada, preso alla sprovvista, rispose istintivamente: “È divertente da giocare”.
Itagaki esultò: “Visto? Ti avevo detto che era superiore!”.
Dopo quell’incontro, tornò al suo team e dichiarò: “Oggi abbiamo battuto Tekken”. Ma la realtà era più complessa di così.
Tekken vs Dead or Alive: strategia e sopravvivenza nell’era delle console
Mentre Itagaki continuava la sua strategia mediatica, Harada osservava il mercato. Notò che l’industria arcade era in declino e che il futuro dei picchiaduro sarebbe stato sulle console domestiche.
Per questo, Tekken iniziò ad arricchirsi di modalità per giocatore singolo, come Tekken Force e Tekken Ball. Il team di Harada lavorò anche per supportare la community competitiva, fornendo cabinati gratuiti agli eventi occidentali.
Al contrario, Dead or Alive si concentrò su aspetti differenti, puntando su grafica avanzata, fisica dei personaggi e modalità alternative, trovando grande successo su Xbox.
La fine della rivalità: la cena della pace nel 2008
Nel 2008, Itagaki lasciò Tecmo e chiamò Harada. Lo invitò a cena e gli confessò:
“Non ho mai odiato Tekken. Ti ho sempre rispettato. Dovevo solo trovare un modo per far emergere DOA.”
Harada, che per dieci anni si era chiesto il perché degli attacchi, si trovò di fronte a una verità sorprendente: la rivalità era stata in gran parte una mossa strategica.
Da quel momento, ogni fine anno, Harada ricevette una chiamata da un Itagaki ubriaco. Un rituale che simboleggiava la fine di uno scontro epico.
Tekken vs Dead or Alive: un duello che ha fatto la storia
La rivalità tra Tekken e Dead or Alive non è stata solo una questione di gameplay, ma una vera battaglia di marketing, strategia e sopravvivenza nel mondo dei fighting game.
Itagaki ha usato Tekken come trampolino per promuovere DOA, mentre Harada ha saputo adattarsi ai cambiamenti del mercato per garantire la longevità del suo brand.
Oggi, Tekken e Dead or Alive convivono pacificamente, ma questa rivalità resterà una delle più affascinanti della storia dei videogiochi.
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