Dopo il successo della trilogia originale rimasterizzata, Tomb Raider 4-6 Remastered si propone di riportare in vita tre capitoli controversi della saga di Lara Croft: The Last Revelation, Chronicles e il tanto discusso The Angel of Darkness. Un’operazione che mescola nostalgia e curiosità, ma sarà riuscita davvero a rendere giustizia a questi titoli?
Un viaggio tra tre epoche di Tomb Raider
Tomb Raider: The Last Revelation – Lara esplora l’Egitto
Il quarto capitolo della saga è forse quello che ha retto meglio la prova del tempo. Ambientato interamente in Egitto, The Last Revelation fu un punto di svolta per la serie, proponendo un’unica grande ambientazione con un level design ispirato ai meccanismi degli antichi templi.
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Anche nella versione remastered, il gioco riesce a mantenere quella sensazione di isolamento e mistero che ha sempre caratterizzato le avventure di Lara. Il restyling grafico migliora notevolmente l’illuminazione e il dettaglio degli ambienti, ma con qualche eccesso: in alcuni momenti le nuove texture tendono a scurire troppo la scena, rendendo le sezioni più ostiche del previsto.
Novità interessante: questa versione include un livello bonus precedentemente rilasciato con il The Times, un’aggiunta che farà piacere ai fan di lunga data.
Tomb Raider Chronicles – tra idee brillanti e frustrazione
Arriviamo al quinto capitolo, Chronicles, che già all’epoca fu accolto in modo tiepido. Il gioco propone diversi scenari e missioni che ripercorrono la carriera di Lara Croft, ma senza il senso di coesione che aveva reso speciale il titolo precedente.
Il problema principale di Chronicles? Level design frustrante e enigmi che talvolta sembrano ingiusti. Chi ha giocato l’originale ricorderà le chiavi invisibili sul pavimento, le prese d’aria difficili da individuare e le sezioni stealth con i laser, tutte meccaniche che tornano anche in questa versione.
L’aggiornamento grafico migliora il colpo d’occhio, ma il gioco resta il più debole dei tre. Tuttavia, immergersi nelle strade di Roma e nei suoi labirintici vicoli tombali conserva un fascino particolare, anche a distanza di anni.
Tomb Raider: The Angel of Darkness – un cult mancato
E infine arriviamo a The Angel of Darkness, il capitolo che ha segnato la fine dell’era Core Design prima del passaggio a Crystal Dynamics. Un gioco che al lancio fu criticato per il sistema di controllo macchinoso, bug e una storia che voleva puntare su una Lara più dark e cinematografica.
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Come si comporta nella remastered? Purtroppo, i problemi strutturali rimangono. Se decidi di giocare con i controlli originali, preparati a un’esperienza ancora più frustrante di quanto ricordassi: Lara si muove in modo lento e legnoso, con salti imprecisi e ambienti che spesso la intrappolano.
I controlli moderni migliorano leggermente la situazione, ma il gioco continua a trasmettere quella sensazione di pesantezza e impaccio. A livello narrativo, il tentativo di avvicinarsi a un tono più noir e investigativo non è del tutto mal riuscito, ma l’esecuzione lascia molto a desiderare.
Gameplay e novità: vale la pena rigiocarli?
Dal punto di vista del gameplay, la remastered ripropone fedelmente le meccaniche originali, con la possibilità di scegliere tra i controlli a tank (per i nostalgici) e quelli modernizzati, che però non sempre si adattano perfettamente alla struttura a griglia dei giochi originali.
Tra le funzionalità più apprezzate:
- • Grafica rinnovata con la possibilità di passare istantaneamente tra vecchio e nuovo stile grafico.
- • Photo mode per immortalare i momenti più iconici.
- • Supporto a risoluzioni moderne che rendono l’esperienza più godibile su schermi attuali.
Conclusione: remastered promossa o bocciata?
Se sei un fan storico di Tomb Raider, questa remaster è un’occasione interessante per rivivere tre giochi che hanno segnato, nel bene e nel male, l’evoluzione della serie. Tuttavia, bisogna essere onesti: non tutti i capitoli meritano lo stesso entusiasmo.
- • The Last Revelation è ancora oggi un gran bel titolo.
- • Chronicles ha momenti intriganti ma è pieno di problemi di game design.
- • The Angel of Darkness rimane un progetto ambizioso e fallimentare, reso solo leggermente più giocabile.
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La cura nel restauro è evidente, ma non aspettarti miracoli: questa collezione è più un’operazione nostalgia che un vero salto di qualità. Se hai amato questi giochi, vale la pena recuperarli. Se invece li provi per la prima volta, potresti trovare difficile apprezzarli pienamente.
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