Ubisoft ha sorpreso di nuovo i suoi fan, e purtroppo non in senso positivo. La decisione di chiudere il team di Ubisoft Montpellier ha deluso molti giocatori, specialmente chi ha amato il lavoro di questo gruppo nel mondo dei videogiochi. Ma cosa è successo davvero con Prince of Persia: The Lost Crown?
Il team di Ubisoft Montpellier ha lavorato su giochi straordinari fin dagli anni ’90, come Rayman, Valiant Hearts, Beyond Good and Evil e più di recente Prince of Persia: The Lost Crown. Questo non era un team qualunque, ma un gruppo di veterani che ha creato capolavori molto apprezzati nel mondo dei videogiochi.
Nonostante la qualità dei loro giochi, la casa ha deciso di smantellare il team. Anche se il gruppo è stato sciolto, gli sviluppatori non hanno perso il lavoro: sono stati spostati in altri studi di Ubisoft. Ma perché è stata presa una decisione così drastica?
Prince of Persia: The Lost Crown e le aspettative irrealistiche di Ubisoft
La storia di Prince of Persia: The Lost Crown mostra bene la mentalità attuale di Ubisoft. Il gioco è stato molto apprezzato per le sue meccaniche, la creatività e il suo stile, e molti lo hanno definito uno dei migliori Metroidvania mai creati. Tuttavia, le vendite iniziali erano ben al di sotto delle aspettative di Ubisoft, con solo 300.000 copie vendute nelle prime settimane.
Dopo circa sei mesi, però, un report finanziario ha rivelato che The Lost Crown aveva raggiunto un milione di copie vendute. Questo è un numero importante, specialmente per un gioco di nicchia come un Metroidvania 2D venduto a 50€. Ma il problema è che la software si aspettava molto di più.
Ubisoft voleva vendere oltre 7 milioni di copie, come Hollow Knight, un altro famoso Metroidvania che è stato un grande successo di critica e vendite, ma venduto a un prezzo molto più basso. Tuttavia, non ha considerato alcune differenze fondamentali: Hollow Knight era stato venduto a soli 15€ e aveva ricevuto numerosi aggiornamenti gratuiti. Ubisoft, invece, ha lanciato The Lost Crown solo sulla sua piattaforma, ritardando l’arrivo su Steam, che è la piattaforma principale per questo genere di giochi. Quando il gioco è finalmente arrivato su Steam, l’interesse era ormai scemato.
Ubisoft e la ricerca del profitto: che fine ha fatto la creatività?
Non è una novità che Ubisoft punti ai profitti, ma la chiusura del team di Montpellier per lavorare su progetti come nuovi Assassin’s Creed o altri game as a service (giochi che ricevono aggiornamenti e contenuti extra per mantenerli attivi a lungo termine) è stata una delusione per molti fan. I giochi creativi, come quelli di Montpellier, sono ora lasciati da parte, anche se The Lost Crown ha venduto un milione di copie. Questo risultato, per lei, non è stato sufficiente per giustificare il supporto continuo.
Il problema sembra essere la gestione del progetto: Ubisoft non ha avuto aspettative realistiche e ha puntato troppo in alto. Hanno investito nel gioco senza dargli abbastanza supporto e con una mentalità decisamente lontana da quella del pubblico di nicchia.
Il futuro di Ubisoft: tra creatività e profitti
La software sembra aver perso l’equilibrio tra creatività e guadagno, come si è visto anche con giochi recenti come Skull & Bones, che ha subito numerosi ritardi e cambi di direzione, dimostrando la difficoltà dell’azienda nel bilanciare l’innovazione con le aspettative di profitto. È chiaro che ogni azienda deve guadagnare, ma questo non significa che debba sacrificare la sua anima creativa. Ubisoft Montpellier rappresentava proprio quell’anima, capace di realizzare giochi unici e conquistare il cuore dei fan.
La chiusura di Montpellier ci mostra come Ubisoft stia scegliendo tra due opzioni: guadagnare o essere creativa. La verità è che servirebbe un equilibrio, ed è proprio lì che nascono i veri capolavori.