Hai mai avuto l’impressione che un’azienda prendesse decisioni talmente assurde da sembrare uno scherzo? Ecco, è proprio quello che è successo con Ubisoft e il suo Avatar: Frontiers of Pandora. Un mix di scelte commerciali e bug che hanno lasciato i giocatori senza parole (e senza gioco, in alcuni casi).
Un gioco che prometteva tanto, ma…
Quando Ubisoft ha annunciato Avatar: Frontiers of Pandora, le aspettative erano alte. Ambientazioni mozzafiato, la possibilità di immergersi nel mondo di Pandora, un open world da sogno. Ma alla prova dei fatti, il gioco ha deluso molti. Problemi di gameplay, una narrativa debole e, soprattutto, scelte di design che hanno lasciato l’amaro in bocca. Insomma, un altro titolo Ubisoft che non riesce a mantenere le promesse.
E poi sono arrivati i DLC, ed è qui che la situazione è precipitata.
Il caso dei DLC: quando il gioco base diventa inaccessibile
Con il rilascio del primo DLC, The Skybreaker, alcuni giocatori hanno iniziato a segnalare un problema inquietante: il gioco base diventava inaccessibile se non si acquistava il DLC. Sì, hai capito bene. Se provavi ad avviare il gioco, compariva un messaggio che diceva che era necessario possedere il DLC per continuare.
Immagina di aver pagato 80 euro per un gioco e di ritrovarti improvvisamente bloccato dietro un paywall. Non stiamo parlando di un caso isolato, ma di centinaia di segnalazioni su Reddit, Steam e sui social ufficiali di Ubisoft. La risposta dell’azienda? Prima silenzio, poi la classica scusa del “bug”.
Bug o strategia?
Questa storia del bug ha sollevato più di un dubbio. Un bug che ti chiede di acquistare un prodotto per poter accedere a un gioco già pagato? Difficile da credere. Alcuni giocatori hanno accusato Ubisoft di aver testato una strategia commerciale discutibile: vedere se il pubblico avrebbe accettato un paywall per accedere a contenuti già acquistati.
Certo, Ubisoft ha dichiarato di aver risolto il problema alcune settimane dopo, ma i danni erano ormai fatti. La fiducia dei giocatori era stata gravemente compromessa. E non è finita qui: con il secondo DLC, Secrets of the Spire, sono emersi nuovi problemi. Alcuni giocatori che avevano acquistato entrambi i DLC si sono trovati bloccati di nuovo. Coincidenze? Forse, ma il dubbio rimane.
Perché tutto questo odio verso Ubisoft?
Non è solo il caso Avatar. Ubisoft è finita più volte sotto accusa per scelte discutibili. Dalle microtransazioni invasive ai contenuti tagliati e rivenduti come DLC, la compagnia sembra aver perso il contatto con la sua base di giocatori.
Ricordi il caso di Assassin’s Creed 2, con le sequenze di gioco vendute separatamente come DLC? O la recente dichiarazione di alcuni dirigenti secondo cui dobbiamo accettare che i giochi che compriamo non ci appartengano davvero? Sono queste decisioni che hanno portato molti a sperare in un fallimento dell’azienda.
E ora?
Quello che sta succedendo con Ubisoft dovrebbe far riflettere non solo i giocatori, ma l’intera industria. Se accettiamo pratiche come questa, cosa ci impedirà di vedere giochi venduti a pezzi o con abbonamenti obbligatori per giocare?
Tu cosa ne pensi? Ti sei mai trovato in una situazione simile con un gioco? Raccontaci la tua esperienza nei commenti e unisciti alla discussione. Più siamo, più possiamo fare la differenza.